Fascismo di silicio #5
I sogni della destra, l'inganno del capitale, la libido dei massacri
Ciao e buon sabato!
Questa è l’uscita numero 75 di S’È DESTRA, la newsletter che racconta protagonisti, idee e storie delle destre in Italia e non solo. La scrivo io, che sono Valerio Renzi, in collaborazione con Fandango Libri.
Novità: ho aperto un canale Telegram dove tutti i giorni più o meno posto quello che non entra in questa newsletter. Iscrivetevi che è fico.
State leggendo la quinta puntata di Fascismo di silicio, la serie di questa newsletter dedicata al lato oscuro della Silicon Valley e all’avvento dell’amministrazione Trump-Musk. Insomma proviamo a capire che diavolo sta accadendo.
Oggi in particolare affronteremo un tema importante: è vero che la destra vince perché sa sognare moglie?
Qui potete leggere le altre puntate:
Fascismo di silicio #1. Peter Thiel: l'eminenza nera della Silicon Valley
Fascismo di silicio #2. Illuminsmo Oscuro: Curtis Yarvin e Nick Land
Fascismo di silicio #4. Progettare il futuro del mondo giocando a SimCity
Non perdiamoci di vista. Per qualsiasi cosa la mia mail è valrenzi@gmail.com, ho un profilo su X e uno su Instagram, e da qualche giorno anche su Bluesky e Mastodon.
Ora iniziamo.
Da ieri sera discutiamo di quello che è accaduto nello Studio Ovale. Del litigio in diretta mondiale tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelenskyi. Di come The Donald ha umiliato il suo omologo in diretta, cacciandolo letteralmente dalla Casa Bianca.
Ma solo fino a qualche ora prima che tutto questo accadesse, discutevamo del video prodotto con l’IA che vede una Gaza trumpizzata e dubaizzata. Una distopia che vede la Striscia trasformata in una zona economica speciale, con casinò e yacht, ragazze succinte che ballano con il presidente, state d’oro dello stesso The Donald e Elon Musk che un po’ passa il tempo mangiando humus e un po’ passa il tempo lanciando banconote sulla folla in delirio sulla spiaggia. I palestinesi? Cancellati, deportati e probabilmente ridotti a mano d’opera servile quelli rimasti. Come abbiamo spiegato gli oligarchi oggi al potere con Trump, non amano pensare alle persone vere quando presentano le loro ricette per sistemare le cose.
Assurdo? Assurdo. Ma qualcosa significherà, stiamo in presenza di uno stile di governo nuovo, ma non necessariamente irrazionale, anche se non corrisponde a quello che fino a ieri era pensato come plausibile e “normale” in politica, nelle relazioni diplomatiche etc.
“Flooding the zone with shit”, è una celebre espressione coniata nel 2018 dall’ex stratega del Trump I Steve Bannon, poi caduto in disgrazia oggi di nuovo in sella anche se con meno influenza di un tempo. Letteralmente Bannon diceva che sommergere di merda a getto continuo l’ecosistema informativo era un’ottima strategia per annichilirlo e costringere le opposizioni perennemente sulla difensiva e all’inseguimento.
Anche il video sulla trumpizzazione di Gaza rientra in questa strategia? Senza dubbio, in un certo senso sì. Ma è anche un sogno fatto ad occhi aperti, la realizzazione di un progetto politico, la rappresentazione di molti desideri.
Ha scritto su il manifesto Andrea Natella sociologo e pubblicitario, esperto di beffe mediatiche e guerrilla marketing (per me soprattutto un amico e il tizio geniale che sta dietro a questo):
Trumpizzare Gaza. Vedere nelle rovine apocalittiche prodotte dagli inumani bombardamenti del suo amico Netanyahu l’occasione di un mondo diverso. Un mondo a sua immagine e somiglianza dove i dollari piovono dal cielo come la manna. Sono dollari sotto cui può ballare lui, il suo amico Elon Musk ma anche i bambini palestinesi sulle spiagge assolate di Gaza.
Gaza non esiste. Non esiste una popolazione civile, non esistono le 50.000 persone uccise dai bombardamenti. Sono solo rovine che un animal spirit può transustanziare in ricchezza per tutti. Non importa che sia possibile. Non importa che sia un distopia che fa arrabbiare mussulmani, ebrei o cristiani. È la vittoria dell’ideologia del denaro, quel miracoloso equivalente generale in grado di trasformare la vita delle persone in felicità.
Ok. Quindi non è solo marketing, è ideologia. E cos’è un’ideologia se non trasformare un sogno in un progetto politico?
Appena un paio di giorni prima avevo letto questo articolo sulla rivista francese Contretemps di Houria Bouteldja, attivista francoalgerina, già portavoce di Indigènes de la République, autrice di un libro che sta facendo dibattito anche qui da noi ultimamente, anche grazie alla traduzione decisamente catchy del titolo da parte di Derive Approdi (Maranza di tutto il mondo, unitevi! Per un’alleanza dei barbari nelle periferie).
Scrive Bouteldja:
In questo periodo il sogno è di estrema destra. Solo l'estrema destra sogna. Solo l'estrema destra lo vuole. Solo l'estrema destra ha una libido.
La parte migliore della sinistra è, nella migliore delle ipotesi, materialista. Il che non è di per sé un difetto, perché in questo mondo distopico in cui la verità e la realtà storiche sono state abolite, l'analisi materialistica è una condizione essenziale dell'azione politica. Ma questa sinistra, per quanto onesta possa essere, fatica a produrre sogni, soprattutto a causa dei difetti delle sue qualità: è solo materialista. Non tocca nessuna corda sensibile.
Pur non condividendo la soluzione al problema presentato dall’autrice, (un nuovo tipo di patriottismo che forse potrà nel contesto francese) il problema rimane intatto.
Scrive ancora Bouteldja:
Se il comunismo del 1917, l'Islam politico nel mondo arabo o la teologia della liberazione in America Latina, per fare solo questi tre esempi, hanno mobilitato corpi e menti, è perché non si sono accontentati di stare a livello umano. Erano più grandi e in un certo senso costringevano ad alzare la testa verso un'utopia, o verso Dio.
Benissimo, ma veramente l’estrema destra sta proponendo un’ideologia che trascende i singoli individui? La razza, la stirpe, il sangue e il suolo? Io non credo. Al contrario mi sembra che la destra che trionfa sia una destra che con la mistica della terra e del sacrificio c’entri relativamente.
Il sogno di Trump d’altronde è il suo sogno, vi appare letteralmente solo lui e i suoi amici Bibi e Elon. Il sogno di Lenin era un sogno animato dalle masse che hanno fatto irruzione nella storia. Esse potevano essere rappresentante nel corpo di Lenin e degli altri capi bolscevichi, nei simboli e nelle liturgie della rivoluzione, ma senza di esse non c’era nulla da trascendere. L’orizzonte del comunismo era un avvenire messianico in cui compito individuale, o il sacrificio di migliaia di uomini e donne poteva trascendere in un obiettivo più alto. Chi morirebbe per erigere una statua di Trump sulla spiaggia di Gaza?
La destra non sogna meglio della sinistra, o almeno non è questo il punto. Il punto è che il sogno di questa destra non è così tanto lontano dalla realtà che già viviamo. Trump sogna di indirizzare lo sterminio dei palestinesi mettendosi al centro della commedia con la sua paccottiglia kitsch ma lo sterminio, la deportazione, i piani di pulizia etnica sono già all’opera. Punto secondo: il mondo onirico rappresentato dalla trumpizzazione di Gaza è tutto sommato già noto a una società allenata da quarant’anni di dottrine neoliberiste, ovvero il più ricco vince e se l’è meritato anche se tutti sappiamo che il gioco è truccato, rappresenta una sfera del desiderio a cui siamo addestrati.
Torniamo infine nello studio ovale, dove Vance e Trump hanno brutalizzato Zelensky segnando il turning point definitivo della strategia americana in Ucraina. La destra salita al potere è disponibile a cambiare davvero le cose, a rompere lo status quo e a dimostrare che le cose non devono andare sempre nello stesso modo. In questo il suo sogno appare più credibile: è disponibile a lottare per realizzarlo. E questa è una pessima notizia per tutti noi, ma ci pone anche nella condizione di costruire un nesso necessario tra sogni e realtà. Altrimenti vivremo in un mondo plasmato dal desiderio di potere, ricchezza e dalle fantasie di apartheid razzista e di classe di uomini come Trump e Musk.