Benvenute e benvenuti alla puntata numero 63 di S’È DESTRA, la newsletter che ogni settimana racconta i protagonisti, le idee e le culture politiche delle destre in Italia e nel mondo. La scrivo io, Valerio Renzi, in collaborazione con Fandango Libri.
Oggi parliamo di come il nazionalismo bianco non sia più un tabù per le destre in Europa.
La prossima settimana parteciperò al primo appuntamento di “20s” una “rassegna di eventi sul caos di questo decennio” che Iconografie XXI organizza a Roma con il Brancaleone. Ci si vede il 22 novembre in via Levanna 11 con Christian Raimo, Eddi Marcucci, Mattia Salvia, Alessandro Colombino e Anton Jäger, parliamo di rivolte senza rivoluzione e di iperopolitica.
Ultima segnalazione, questo pezzo che ho scritto per Fanpage.it sui fatti della scorsa settimana a Bologna: Come il governo Meloni sta utilizzando i fascisti e le loro provocazioni
Non perdiamoci di vista: la mia mail è valrenzi@gmail.com, ho un profilo su X e uno su Instagram.
Lo scorso 11 novembre a Varsavia si è tenuta una grande manifestazione per il Giorno dell’indipendenza polacca. La marcia, da alcuni anni, è diventata un termometro per misurare l’attivismo della destra e dell’estrema destra in Polonia e in Europa. La manifestazione infatti vede la partecipazione di delegazioni da tutto il continente, all’interno di un grande spezzone dove si trovano fascisti e nazionalisti da molti paesi. Le cose sono un po’ cambiate dall’inizio della guerra in Ucraina: l’estrema destra polacca è schierata con forza con Kiev (come si vede dallo striscione qua sotto con l’orco con la “z” sull’elmetto che rappresenta un soldato russo), e le divisioni tra pro Russia e pro Ucraina hanno attraversato il composito mondo neofascista, portando a diverse defezioni. Per esempio CasaPound è stata presente alla marcia con una delegazione, ma dallo scoppio della guerra Forza Nuova non è più la benvenuta a Varsavia per il suo essere filo Mosca.
Al corteo di Varsavia è comparso anche uno striscione con su scritto “White countries for White people”, “nazioni bianche per i popoli bianchi”. Questo slogan mi ha fatto pensare non solo a come a quanto è corretta l’analisi (già avanzata due post della newsletter: Difendere l’Europa bianca: Casapound in Ucraina e Un nuovo nazionalismo europeo) che la guerra iniziata nel 2022 è stata interpreta dalle destro neofasciste come una guerra con la quale affermare una nuova identità europea, un’identità che ha al primo posto proprio la bianchezza, ma a quanto il nazionalismo bianco non è più un tabù.
E in effetti proprio quando l’identità biologica sembrava superata da quella culturale, e il differenzialismo di marca neodestra sembrava aver soppiantato il razzismo biologico, la whitness torna prepotentemente al centro degli slogan e dell’azione politica della destra radicale.
Difficile non tracciare una linea di collegamento tra lo striscione ospitato all’interno del truce Nationalist Bloc di Varsavia e questo spot patinato e pop realizzato con l’intelligenza artificiale dalla sezione giovanile di Alternative für Deutschland, dove si immagina una grande festa per la deportazione dei migranti (ma anche degli attivisti della sinistra). Una flotta di aerei riporta i “non bianchi” a casa loro, il tutto manovrato da bellissime ragazze e bellissimi alti, muscolosi, occhi azzurri e biondissimi. In poco parole una caricatura della razza ariana, francamente un po’ inquietante come si può vedere dal frame di copertina e da quello qui sotto.
Quello che fino poco tempo fa era di fatto un tabù viene così velocemente a cadere: rivendicare la difesa della bianchezza dell’Europa è possibile. L’estrema destra, dopo aver parlato a lungo di “autorazzismo dei bianchi” è passata al contrattacco, trovando una strada per far emergere in forma diversa lo stesso contenuto delle Fourteen Words dello slogan coniato dal suprematista e neonazista americano David Eden Lane, tra i fondatori del gruppo terrorista The Order. Le quattordici parole sono: “We must secure the existence of our people and a future for white children” (“Dobbiamo garantire l'esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi”). Per farlo non basta non far entrare più nessuno, ma i non bianchi che sono qui da noi vanno riportati indietro: la remigrazione, come ha detto anche Trump.
Per affermare la difesa dei bianchi dai non bianchi, quindi in sostanza dagli immigrati e dai loro figli, l’estrema destra ha usato strumentalmente diversi casi di cronaca nera ribaltando lo slogan black lives matter in white lives matter. Uno dei casi più significativi è quello dell’omicidio di Lola Daviet avvenuto il 14 ottobre 2022 alla periferia di Parigi. La dodicenne è stata seviziata e uccisa da una senzatetto di origine algerina con problemi psichici, che ha nascosto poi il corpo in un baule dove è stato ritrovato. L’immagine di questa ragazzina è stata trasformata in un’icona, in una martire dell’invasione, con un importante investimento da parte dell’estrema destra francese che ne ha moltiplicato l’immagine anche all’estero.
Così l’idea che “anche le vite dei bianchi valgono” è stata usata più volte, presentando le vittime femminili dei crimini violenti commessi da cittadini non bianchi (meglio se immigrati irregolari ma non è essenziale), come vittime di un regime politico che impone il meticciato razziale.
L’Europa bianca torna così un orizzonte da propagandare, un’entità da difendere dalle orde degli orchi al confine a Est in Ucraina (tra i soldati russi ci sono quelli “asiatici” delle regioni più orientali e centrali), lungo le rotte migratorie e sul fronte interno delle città dove vivono i migranti e i cittadini non bianchi figli dell’immigrazione, per definizione inassimilabili. Il razzismo biologico è tornato, e viene propagandato con il volto angelico di bambine e adolescenti assassinate e quello rassicurante di ragazzi sani e biondi.
Sono molto colpita dalla convergenza tra quanto riporta questo articolo e lo sproloquio di Valditara, solo due giorni dopo, sulla violenza sulle donne causata secondo lui dagli immigrati. Forse non è uno sconcio discorso casuale, ma uno sconcio discorso ben calcolato.