Benvenute e benvenuti a S’È DESTRA, la newsletter che racconta l’Italia (e non solo) ai tempi del governo della destra-destra. Arriva una volta a settimana sulle vostre caselle mail, in collaborazione con Fandango Libri.
Il sogno di Giorgia Meloni di essere l’ago della bilancia al Parlamento Europeo e l’alfiere della riscossa delle destre a Bruxelles si è infranto in poche settimane, relegandola al ruolo di comprimario. In attesa di ordinare l’idee su quello che è accaduto ieri durante il voto per il bis a capo della Commissione di Ursula von der Leyn, oggi parliamo del ritorno dell’idea di un’Europa Nazione tra gruppi e movimenti di estrema destra in Italia e non solo, e di quanto questo abbia a che fare con la guerra in Ucraina.
Ci prendiamo una pausa estiva? Sì, almeno per tre settimane direi, ci rivediamo su queste pagine verso la fine di agosto.
Ora iniziamo!
Jean Thiriart è nato nel 1922 in Belgio. Giovanissimo aderisce al nazionalsocialismo collaborando con l’occupante tedesco. Nel 1962 è il fondatore della Jeune Europe, la Giovane Europa, un’organizzazione che vide il tentativo di costruire un movimento immediatamente transnazionale, con l’orizzonte di costruire un nuovo nazionalismo europeo. Jeune Europe si scioglie nel 1969, senza mai riuscire a mettere in campo una consistenza politica e organizzativa neanche lontanamente all’altezza del progetto con il quale si presentava sulla scena. Ciò non toglie che le sue idee hanno avuto una lunga risonanza nell’area dell’estrema destra neofascista, pur rimanendo confinate al suo interno.
Quello che proponeva Thiriart era un nazionalismo europeo, in grado di superare i piccoli nazionalismi romantici ormai a suo dire anti storici. Solo una dimensione continentale e nazionale avrebbe potuto far fiorire la civiltà europea a suo modo di vedere, senza essere sottomessa agli Stati Uniti o all'Urss. Il primo obiettivo dunque della Giovane Europa, era quello di strappare al gioco comunista l’Europa dell’Est liberandone i paesi oltrecortina, e subito dopo sbarazzarsi della presenza degli Stati Uniti con cui il continente unito avrebbe dovuto avere un rapporto paritetico e non di vassallaggio. Agli europei Thiriart proponeva, al posto del modello di società capitalista americana e del comunismo russo, un comunitarismo nazionale.
In Italia la visione di Thiriart influenzò il nazionalismo europeo di Adriano Romualdi, quanto un testo come la Disintegrazione del Sistema di Franco Girogio Freda e le tendenze nazimaoiste (Claudio Mutti sarà un esponente della prima ora del movimento), e l’impianto ideologico di Terza Posizione.
Pur professando il superamento di fascismo e antifascismo, pur prendendo le distanze dall’estrema destra e volendo consegnare l’esperienza del fascismo e del nazionalsocialismo alla loro dimensione storica, non c’è dubbio che sull’idea di un’Europa Nazione fortissimo è in Thiriart (ma anche in Romualdi) la fascinazione per il Reich immaginato da Hitler. E proprio da questa lettura dell’esperienza nazionalsocialista che nasce il mito delle Waffen SS, come corpo che avrebbe incarnato questo spirito europeo e transnazionale.
Dallo scioglimento della Giovane Europa agli anni Ottanta, Thiriart ebbe modo di rivedere molte delle sue posizioni, aggiornando il suo nazionalismo europeo con una visione “eurasiatica”. Non più “né con Mosca né con Washington”, quanto “con Mosca contro Washington”. E non a caso molti dei suoi seguaci della prima ora, come il già citato Claudio Mutti, sono finiti a partire dagli anni Ottanta a sostenere proprio questa visione geopolitica, ereditando anche la proposta comunitarista come socialismo di stampo nazionale.
Oggi l’idea di un’Europa Nazione, o più semplicemente di un nazionalismo europeo, che come detto non esercitò mai una reale influenza sull’azione politica dei partiti e delle forze della destra europea, rimanendo confinata alla suggestione di piccoli gruppi intellettuali e militanti, sta conoscendo una nuova fortuna.
A far riscoprire il nazionalismo europeo e il Thiriart degli anni Sessanta, è stata la guerra in Ucraina. Il sostegno allo sforzo bellico di Kiev contro l’invasione della Russia, è stato reinterpretato da molti settori della destra radicale, non come la difesa dell’autodeterminazione del popolo ucraino e di un modello di democrazia liberale e di libertà , quanto come la linea di difesa dell’Europa bianca contro l’Oriente. La Russia è rappresentata secondo due immagini da queste forze: i soldati russi da una parte sono rappresentati come Orda asiatica e allogena “non bianca”, dall’altra la Russia veste ancora i panni del nemico Sovietico e comunista, un esercito neobolscevico che già una volta ha sottomesso parte del continente.
L’estrema destra (soprattutto all’Est) è in grado così di ripensare lo spazio europeo in una duplice forma: da una parte una fortezza da difendere dalle migrazioni, dall’altra una patria comune da costruire contro il pericolo che viene dalla Russia (fronte esterno), e contro la sinistra woke e liberal (sul fronte interno).
Questa nuova/vecchia visione dell’Europa, che corrisponde anche a un impegno sul terreno e al sostegno ai battaglioni e ai gruppi neonazisti e nazionalisti ucraini, inevitabilmente crea delle linee di frattura significative all’interno di un’area in cui sono invece molti (e non da oggi) i fan di Vladimir Putin, Aleksandr Dugin e delle idee euroasiatiche. Così un canale di estrema destra di sostegno al battaglione Azov e all’estrema destra che combatte in Ucraina, arrivava a commentare i risultati delle elezioni francesi: “Per quanto riguarda l’Ucraina, il miglior risultato sarebbe una vittoria centrista/Macron poiché sia i populisti di destra che quelli di sinistra hanno mostrato politiche anti-ucraine in modi diversi.”.
Sono gli stessi canali e account che definiscono la destra e l’estrema destra che hanno posizioni più o meno esplicitamente pro Russia come “fake right”. Tra questi partiti vengono annoverati oltre al Rassemblement National anche Alternative für Deutschland. Anche Donald Trump è odiato in questi ambienti per la stessa identica ragione.
E in Italia? Abbiamo visto in questa uscita della newsletter come CasaPound abbia ormai da anni investito nei rapporti con l’estrema destra ucraina. E se la rottura tra chi ha scelto all’estrema destra di sposare la Russia come baluardo contro il globalismo in difesa della tradizione, e chi ha deciso di ascriversi ai sostenitori dell’Ucraina come confine di un’Europa da difendere, in Italia è stata meno aspra che altrove, ciò non vuol dire che non sia tornato all’ordine del giorno il recupero del nazionalismo europeo. Lo testimonia il network KulturaEuropa animato in modo trasversale da personalità della destra radicale, vicine a CasaPound quando al network di Casaggì e degli identiari.
Si legge nella sezione “Chi siamo” del centrostudi:
Non ci piace il piccolo nazionalismo bottegaio e giacobino, retaggio da tre secoli di ogni canagliata ai danni dell’Europa, non ci piace lo sciovinismo accattone che si esercita sui formaggi, sullo champagne, sui crauti, o sulla nazionale di calcio, non ci piacciono i filorussi ed i filoamericani, non ci piacciono i filo qualcosa e gli sciuscià in generale, non ci piacciono gli xenofobi che confondono la lotta antimperialista dei popoli oppressi con la questione dell’invasione allogena in Europa, tantomeno ci piacciono i marxisti e i liberali.
Siamo quelli, invece, dell’Europa Nazione, del Mito di Roma, Sparta e Berlino, sviluppatisi nei secoli come centri di Volontà e Potenza, di civiltà millenarie che hanno le risorse creatrici per affermare la propria centralità nel Mondo e non subire dopo 70 anni, ancora le catene dell’imperialismo culturale, economico e militare dei vincitori di Yalta.
Siamo quelli che ancora hanno un senso di marcia, una direzione che porta ad un’Europa Terza Forza, che ha nel suo DNA un Principio irrimediabilmente antitetico alla visione capitalista ed economicista dell’esistenza, che parte da una Weltanschauung opposta alla cultura occidentale a trazione angloamericana e che ancora alberga nei cuori di molti europei.
Parole che echeggiano quelle di Jeanne Thiriart degli anni della Giovane Europa, dalla necessità di rompere l’ordine di Yalta e il servilismo atlantico, quanto per la critica ai piccoli nazionalismo e alla necessità di un’Europa come forza autonoma, che rappresenti un’alternativa. E il luogo dove mettere appunto questo nuovo nazionalismo europeo non possono che essere le trincee dell’Ucraina.
NB: caso mai ce ne fosse bisogno di precisarlo, è evidente per chi scrive che raccontare la presenza e gli obiettivi dell’estrema destra in Ucraina, non equivale in nessun modo a giustificare i ridicoli slogan sulla “denazificazione” della Russia di Putin, tantomeno sposare una qualsivoglia tesi che delegittimi la resistenza degli ucraini di fronte all’invasione.
Ultimissima cosa: da qualche settimana è uscito il mio Essere Tempesta. Vita e morte di Giacomo Matteotti, un libro per ragazzi e non solo sulle idee, le lotte e la morte del leader socialista assassinato 100 anni fa dal fascismo.
Si trova nelle librerie, negli store online e sul sito di Momo Edizioni.