Difendere l'Europa bianca: CasaPound in Ucraina
La guerra dell'estrema destra, una guerra ideologica per difendere l'Europa come spazio naturale dei popoli bianchi.
Doveva succedere, è successo: lo scorso venerdì niente newsletter. Mi ero ripromesso di scriverla nonostante le ferie. Ha vinto la voglia di tenere spento il pc. Probabilmente nessuno di voi smaniava per leggere S’È DESTRA, in ogni caso spero che sarò perdonato con l’uscita di oggi
Oggi cominciamo ad affrontare una questione che credo tornerà spesso nei prossimi mesi: la postura delle destre di fronte al conflitto in Ucraina. In questa uscita parleremo in particolare di come il conflitto abbia diviso e lacerato l’estrema destra tra gruppi filorussi e filoucraini, e dell’attivismo in Ucraina del più significativo gruppo neofascista italiano, CasaPound.
Una presenza quella di Cp che risale ai momenti immediatamente successivi a Euromaidan, e che non è nata con l’invasione russa. Un’analisi che ci offre un prisma per provare a capire quali saranno gli effetti di lungo periodo del conflitto. L’aumento della capacità e dell’addestramento militare di gruppi e organizzazioni nazionaliste e suprematiste, con la possibile affermazione di nuovi nazionalismi e l’emergere di un’ideologia che vuole l’Europa come casa dei “popoli bianchi”.
Se ancora non l’hai fatto:
Riceverai S’È DESTRA ogni venerdì. Ricordo già che ci siamo che questa newsletter è realizzata con il sostegno di Fandango Libri, che ha edito anche il libro Fascismo Mainstream dove tornano molti dei temi che affrontiamo ogni settimana.
Un caveat necessario
Parlare di guerra in Ucraina vuol dire infilarsi nelle trappole della propaganda, e a fare i conti con la perversione operata da più parti di simboli e storie del Novecento.
Così accade che per una buona parte dei liberali radicalizzatisi lungo il conflitto, la Russia di Putin finisca per essere la prosecuzione dell’Unione Sovietica con altri mezzi, proprio come vuole la vulgata dei nazionalisti e dei neofascisti che sostengono Kiev. Dall’altra troviamo un variegato arcipelago di “sinistra”, per i quali la presenza di organizzazioni neofasciste in Ucraina è la prova che la “denazificazione” di Putin ha oggettivamente ragione di essere, e che vede nell’utilizzo (in senso imperialista ma non lo vedono) della simbologia sovietica la conferma che la Russia sono i buoni comunisti e gli ucraini i fascisti cattivi.
Per definire quello che penso io prendo a prestito le parole dello storico Enzo Traverso, da un’intervista dialogo con Ilya Budraitskis, esponente della sinistra radicale russa, tradotta in italiano da DINAMOpress:
Certamente, la tenace e ammirevole resistenza dell’Ucraina contro l’invasione russa merita di essere sostenuta, sia politicamente che militarmente. Non sono d’accordo con le correnti della sinistra occidentale che denunciano l’aggressione russa e contemporaneamente rifiutano di inviare armi a Kiev. Mi sembra una posizione ipocrita. La Resistenza ucraina sta conducendo una guerra di liberazione nazionale che è fortemente plurale ed eterogenea. Come tutti i movimenti di Resistenza in Europa durante la Seconda guerra mondiale, comprende correnti di destra e di sinistra, sensibilità nazionaliste e cosmopolite, tendenze autoritarie e democratiche.
Insomma: chi usa la presenza di forze nazionaliste ed estremiste tra le file della resistenza ucraina per sminuirne la legittimità sbaglia, al pari di chi ne ignora la presenza e le sue possibili conseguenze a medio e lungo termine in tutta Europa e non solo.
Ora, davvero, iniziamo.
CasaPound in Ucraina dopo Euromaidan
I rapporti tra l’estrema destra ucraina e CasaPound prendono il via nel 2014 quando, dopo la rivolta di Euromaidan il conflitto tra le repubbliche indipendentiste del Donbass e Kiev si trasforma in guerra calda. Nel conflitto - come è noto - avranno un ruolo fondamentale le milizie dei gruppi neonazisti e nazionalisti, che finiranno per essere inquadrati tra le forze regolari. Nonostante elettoralmente il peso di queste organizzazioni continuerà a essere marginale (Corpo Nazionale, il partito formato da miliaziani e reduci del Battaglione Azov non ha mai sfondato, al pari di Svoboda e Pravyj Sektor) , così non si può dire sul campo di battaglia e per le strade. Queste contribuiranno poi (anche con finanziamenti pubblici), a militarizzare la società ucraina con campi di addestramento militari e corsi di nazionalismo rivolti a giovanissimi e ragazzi.
Già nel 2014 abbiamo notizia di Francesco Saverio Fontana, arruolatosi nel Battaglione Azov e rientrato dopo in Italia facendo propaganda per il gruppo. Ritratto con una maglia di Cp sarebbe stato vicino al movimento. Da subito networking politico e dimensione militare appaiono indistricabili.
Nel 2016 una bandiera del movimento di estrema destra italiano compare in un campo di addestramento del Carpathian Sich, battaglione formato originariamente da membri del partito Svoboda.
Ma la presenza di militanti delle milizie e dei gruppi di estrema destra è documentata anche da diverse immagini reperibili su pagine e canali Telegram Qui sotto un miliziano mostra un patch di Azov durante una trasferta in Italia, e una delegazione di nazionalisti polacchi e di militanti del Carpathian Sich sono immortalati sul tetto della sede nazionale di CasaPound in via Napoleone III a Roma.
Casa Cosaccaca
Il già citato Alberto Palladino (il cui nome sarà al centro del prossimo paragrafo) parteciperà al meeting Paneuropa del 2018 promosso dal Plomin Club, gruppo che promuove testi di estrema destra e momenti di riflessione metapolitici al Reconquista Club di Kiev, un locale con tanto di ring per combattimenti punto di riferimento per l’estrema destra e legato Battaglione Azov. L’incontro propone un progetto nazionalista europeo tra le suggestioni di un’Europa Nazione di Jean Thiriart e la ricerca di una “terza posizione”, tra subalternità atlantica e regimi orientali.
All’incontro partecipano tutti i principali gruppi dell’estrema destra ucraina, e oltre a CasaPound i tedeschi di Junge Nationalisten (i giovani dell’NPD), Alternativa per la Norvegia e i neonazisti di Der III. Interessante l’arrivo a Kiev dagli Stati Uniti di Gregory Johnson, anello di congiunzioni tra il suprematismo bianco "classico” e l’alt right (qui la pagina che gli dedica il Southern Poverty Law Center).
Un report della conferenza dà l’idea di come CasaPound nel 2018 aveva già rapporti più che consolidati con l’estrema destra ucraina. Così leggendo il blog su Tumblr Interregnum-Intermarium scopriamo come l’esperienza italiana sia stato d’ispirazione per l’attività politica dei reduci dell’Azov: “Il Corpo Nazionale ha una lunga storia di cooperazione con il CPI e, come molti movimenti nazionalisti europei, si è ispirato alle iniziative dei camerati italiani, in particolare istituendo il suo centro giovanile chiamato Casa Cosacca”. L’anno successivo sarà proprio Olena Semenyaka, punto di riferimento del lavoro meapolitico di Plomin e di Casa Cosacca ad andare a Roma, questa volta per partecipare alla commemorazione e al “presente” di Acca Larentia in ricordo dei tre militanti missini uccisi il 7 gennaio 1978.
Lo stesso pezzo già citato esemplifica come, nonostante lo stretto rapporto con l’estrema destra ucraina, il sostegno a Kiev nel movimento fosse tutt’altro che scontato, vista una storica e radicata simpatia nell’estrema destra occidentale per il modello rappresentato dalla Russia di Putin: “Per concludere il suo intervento, Alberto Palladino ha ammesso che a un certo punto la dirigenza della CPI aveva bandito tutte le “discussioni geopolitiche” intorno al conflitto russo-ucraino che dividevano il movimento e contribuivano a paralizzare l'attivismo quotidiano dei membri. Tuttavia, ha chiarito che un fiducioso sviluppo della terza via geopolitica in Ucraina potrebbe rendere inutile qualsiasi ulteriore dibattito e che anche attivisti di destra nuovi a questo problema potrebbero unirsi alle sue parole a sostegno di un'Ucraina libera senza Putin e l'Unione Europea”.
Una casa editrice come Plomin, che traduce diverse opere dall’italiano, come il “classico” di Franco Freda La disintegrazione del sistema (qui il racconto delle ragioni della diffusione dell’opera su Bellingat), Casa Cosacca e il lavoro metapolitico ispirato direttamente al modello di Cp. I rapporti tra l’estrema destra di casa nostra e il Battaglione Azov e le sue strutture collaterali, forse sono stati sottovalutate anche dagli addetti ai lavoratori e gli analisti. Questo anche perché a dire il vero i fascisti del terzo millennio sono relazioni che hanno teso a tenere piuttosto sotto traccia, visto che portano dritte ai network neonazisti e del suprematismo bianco come abbiamo appena illustrato.
A contribuire alla saldatura delle relazioni è stato senza dubbio anche il network Zentropa che, ormai disattivato da diversi anni, soprattutto tramite una rete di pagine su Tumblr e poi su altri social, ha promosso un immaginario comune tra attivisti di estrema destra in tutta Europa. Nato per iniziativa di alcuni militanti italiani e francesi legati a CasaPound, ha avuto anche una sua pagina ucraina (questa è ancora rintracciabile su Facebook).
CasaPound in Ucraina oggi
Al giorno dell’invasione russa dunque CasaPound appare come uno dei gruppi dell’estrema destra dell’Europa Occidentale con i rapporti più consolidati con partiti e milizie ucraine.
Dobbiamo però registrare un evento. Nello stesso anno in cui Palladino va a convegno a Kiev, a CasaPound arriva Alexander Dugin. Al tavolo con i vertici del movimento ci sono Giulietto Chiesa, e Maurizio Murelli, la figura che più di tutte ha tradotto l’opera di Dugin in Italia, convinto euroasiatista e oggi fermo sostenitore della causa russa. Sono le tensioni di cui parla Palladino a portare all’incontro? Una presenza quella del teorico russo che di certo non poteva far piacere ai camerati ucraini, visto quello che Dugin dice del loro paese (in buona sostanza: l’Ucraina non esiste e gli ucraini nemmeno, il paese è a tutti gli effetti Russia e tale deve tornare ad essere). In quella occasione l’allora leader politico del movimento Simone Di Stefano asseriva parlando di Putin: “Non possiamo che fare il tifo per lui. Pensare di lui tutto il bene possibile. Sperare che abbia la possibilità di guidare la sua nazione ancora per molto tempo”. Apparentemente la conferenza non ha avuto conseguenze nei rapporti tra camerati ucraini e italiani.
A partire per Kiev (e a più riprese) è il solito Alberto Palladino, vicepresidente tra le altre cose della Onlus Solidarité Identités, che porta i militanti dell’estrema destra italiana e francese in diversi scenari di conflitto (a cominciare dallo storico sostegno al popolo Karen in Birmania), ma che è anche utilizzata per attività di solidarietà nelle città dove Cp è presente.
Vestendo i panni del videomaker Palladino realizza un breve documentario sul Battaglione Revanche, nato subito dopo l’invasione che raccoglie volontari nazionalisti ed è legato soprattutto al gruppo Tradition and Order, che negli anni immediatamente precedenti al conflitto si era caratterizzato per i violenti assalti alla comunità Lgbtq+ . Così compare una foto di miliziani del gruppo che mostrano uno striscione con su scritto “La marcia continua”, poche settimane prima con la bandiera del battaglione si era fatto immortalare a Roma (presumibilmente con un membro del gruppo) il leader e fondatore di Cp Gianluca Iannone.
Tradition and Order sembra particolarmente legata all’Italia e all’esempio del fascismo mussoliniano. Il suo leader Bhodan Khodakovsky ha tatuato “Me ne frego” su l’avambraccio del braccio destro, slogan in italiano appaiono spesso nella comunicazione del movimento. (Questo paragrafo è ampiamente debitore di un thread su Twitter del giornalista Luigi De Biase).
Cosa faccia esattamente CasaPound in Ucraina oggi non è chiaro. Con quali intensità e quali obiettivi. Ci sono militanti del gruppo coinvolti nei combattimenti? Neanche questo è chiaro. Sappiamo che il 19enne Kevin Chiappalone, nome di battaglia “Alessandro”, è stato indagato per essersi arruolato come combattente in Ucraina. Il ragazzo è vicino a CasaPound.
Lo spirito con cui sostiene la resistenza di Kiev però ce lo spiega Bhodan Khodakovsky in una lettera diffusa su Instagram da Palladino e che possiamo riassumere con difendere l’Europa dei bianchi:
Ma per voi, cari europei, sono importanti altre dimensioni di questo confronto. Oggi il blocco atlantico, con la sua vasta potenza finanziaria e industriale, agisce come il tardo impero romano, ponendo la questione del confronto militare sulle spalle delle tribù barbare. Come gli antichi Goti, che di volta in volta agivano, non come distruttori, ma come difensori dei confini dell'Impero Romano, gli slavi orientali, armati di armi occidentali, competono con le orde asiatiche. È importante sottolineare che si tratta delle orde orientali, perché il mito del conservatorismo della Russia è un mito, più grande della presenza fisica degli antichi dei sull'Olimpo. La Russia è un paese asiatico, prevalentemente musulmano, mongolo, dove le questioni sociali sono state e saranno risolte con un’unica formula: repressione, prigioni e torture. Ciò è contrario allo spirito europeo che i russi hanno tentato senza successo di imitare per più di cento anni.
Fascisti e MMA: il circuito White Rex
C’è poi una vicenda che vale la pena approfondire separatamente Abbiamo già visto come l’incontro europeo promosso dai circuiti di Azov si svolgesse in un locale particolare, il Reconquista (con ovvio riferimento alla Spagna che torna cristiana dopo il dominio musulmano) con al suo interno un ring di MMA.
Perché in questa storia di fascisti italiani e di fascisti ucraini, ci sono di mezzo anche dei fascisti russi che combattono contro Putin. Sono quelli di White Rex, il circuito di combattimento di MMA organizzato dai nazionalisti bianchi nato nel 2008 da un brand di vestiti, e che ha fatto tappa per anni a Roma ad Area 19, occupazione di CasaPound nata in una stazione abbandonata a Nord della Capitale.
Quando alcuni giorni fa ha fatto scalpore in tutto il mondo la sortita di un gruppo di miliziani russi anti Putin a Belgorod poco oltre il confine con l’Ucraina, portato avanti dalla Legione Libertà per la Russia e il Corpo dei volontari russi, tra i protagonisti abbiamo visto anche Denis Nikitin fondatore di White Rex che così parlava in un’intervista al giornale di CasaPound Il Primato Nazionale nel 2015 per pubblicizzare la tappa italiana del suo torneo di MMA: “Per quanto riguarda l’aspetto del combattimento, credo fermamente che ogni organismo, gruppo, nazione muoia senza lottare: ogni tipo di combattimento ci rende più forti, sia fisicamente che mentalmente. Il mio obiettivo è quello di ricordare agli europei di oggi i loro gloriosi antenati – Vichinghi, Pretoriani, Crociati – che erano forti ed impavidi guerrieri, veri uomini che combattevano per la gloria, l’onore e le loro idee. Considero questo passato culturale molto adatto ed utile per i giovani di oggi ed il combattimento MMA è il miglior modo per risvegliare lo spirito degli antichi guerrieri in noi”.
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