Ortodossia e centralismo democratico in Fratelli d'Italia
Buon sabato e benvenute e benvenuti alla trentanovesima uscita di S’È DESTRA, la newsletter che racconta l’Italia al tempo del governo della destra destra.
Oggi parliamo di Fratelli d’Italia, e di come il partito di Giorgia Meloni stia cambiando evitando in tutti i modi di discutere e confrontarsi democraticamente.
Per chi ha voglia segnalo che ho scritto questo articolo su come la destra trumpista vuole influenzare le elezioni europee, puntando tutto sull’estrema destra di Le Pen e Salvini.
Per forza di cose nelle prossime settimane parleremo sempre più spesso d’Europa con le elezioni continentali alle porte. Per rimanere in tema per chi se lo fosse perso, qui potete recuperare un pezzo sul fenomeno del momento: gli estremisti della destra portoghese di Chega che hanno preso un sacco di voti alle ultime legislative.
ANNUCIAZIONE!
Intanto possiamo dirlo, ma ne torneremo presto a parlare, a maggio esce per la collana Libri Monelli di Momo Edizioni “Essere Tempesta. Vita e morte di Giacomo Matteotti”, un libro per raccontare ai ragazzi e alle ragazze le idee e la vita del deputato socialista, assassinato cento anni fa dal fascismo.
Le illustrazioni sono del bravissimo Toni Bruno e questa è la copertina:
Si è appena conclusa la stagione dei congressi locali di Fratelli d’Italia, rinnovando gli organismi a livello provinciale e eleggendo i nuovi coordinatori. In tutto sono stati scelti 1.374 dirigenti rinnovando le segreterie provinciale e i segretari. Un’esigenza, quella del partito di rinnovarsi verso il basso, fisiologica vista la proiezione verso l’alto di tanti dirigenti locali, catapultati dai consigli comunali o da semplici ruoli di coordinamento,verso il parlamento.
Inevitabile per un partito che nel 2013 aveva 3 senatori e dieci anni dopo ne ha eletti 65, che nel 2013 alla Camera aveva una truppa di 12 deputati e oggi ne conta 119, e che non ha allargato la sua base dirigente. Se si va a vedere infatti la stragrande maggioranza degli eletti nel 2022, già dieci anni prima aveva scelto di aderire a Fratelli d’Italia. È un partito di fedelissimi, che ha premiato chi in questi dieci anni si è candidato a ogni livello senza essere eletto, e ha seguito Giorgia Meloni quando sembrava che la Lega di Matteo Salvini dovesse fagocitare in un paio di bocconi tutta la destra destra italiana.
Per questo c’è bisogno di rinnovamento: Fratelli d’Italia, che ha imbarcato pochissime personalità esterne e che non ama i transfughi da altre formazioni, privilegiando invece la progressione interna, ha bisogno di nuove figure, perché già le terze o le quarte file di un tempo sono oggi catapultate in ruoli di primo piano, o almeno sono state chiamate in un ufficio di qualche tipo tra staff e nomine.
Il questa situazione di espansione rapidissima, che pone a un’organizzazione tutto sommato piccola problemi non trascurabili, il controllo del partito sembra essere un’ossessione per Giorgia Meloni e i suoi fedelissimi. A controllare tutto e tutti dentro c’è Arianna Meloni, con il compito esplicito di sistemare senza troppi complimenti quello che va fuori posto.
Eppure la destra postfascista ha una storia fatta di correnti, litigi, aspri dibattiti. Il Movimento Sociale Italiano era un partito dove si discuteva, dove le correnti si lanciavano in lotte all’ultimo voto, con scissioni e scismi, reingressi ed espulsioni. Anche Alleanza Nazionale era un partito di correnti e colonnelli, la cui fortuna però era decisa da un solo arbitro, Gianfranco Fini, che è stato maestro nel destreggiarsi tra i litigiosi ufficiali di carriera rimanendo sempre in sella.
Fratelli d’Italia invece sembra aver scelto la via dell’inappellabile centralismo democratico. Un partito personale e allo stesso un partito pesante e Novecentesco (oltre 200.000 gli ultimi iscritti censiti), radicato sui territori e che grazie alle nuove fortune ha ricominciato ad aprire sedi un po’ ovunque, anche lì dove erano state chiuse da tempo per mancanza di risorse, economiche e umane. Contraddizioni apparenti dovute al fatto che tutti devono tutto a Giorgia Meloni in qualche modo, alla leadership che gli ha portati da candidarsi senza successo o con la prospettiva di fare il consigliere municipale come massima ambizione, a sognare uno scranno parlamentare. In cambio viene chiesta devozione, non dibattito.
Così succede che la possibilità di avere due candidati al ruolo di coordinatore romano del partito, inneschi uno psicodramma ben mascherato dietro le quinte. Alla fine vengono formalizzati due nomi: Massimo Milani per i cosiddetti Gabbiani di Fabio Rampelli (la loro storia l’ho raccontata qui), e Marco Perissa per i meloniani. Nonostante possa sembrare normale una dialettica interna in una città dove Fratelli d’Italia fa quasi un quarto del tesseramento nazionale, con oltre 40.000 iscritti, alla fine Milani fa un passo indietro. Non si discute in pubblico dentro Fratelli d’Italia è il messaggio, non ci si conta, c’è spazio per tutti ma bisogna essere tutti meloniani. Alla fine il congresso vedrà 21.037 tesserati recarsi a votare un candidato unico, come avvenuto quasi ovunque con pochissime eccezione in tutte le province italiane.
“Fratelli d’Italia, grazie all’impulso del suo Presidente Giorgia Meloni, sta dimostrando che la politica in carne ed ossa può essere ancora centrale nei partiti grazie alle sezioni, ai percorsi di crescita dei movimenti giovanili, alla selezione dal basso basata su merito e impegno. E’ possibile confrontarsi democraticamente anche senza caminetti, correnti e lacerazioni”. Queste sono le parole di Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione, al termine di questa stagione congressuale sui territori. Il messaggio è semplice: potete pure discutere, ma chi comanda a ogni livello lo decide Giorgia.
Per finire.
Cosa sto combinando in questi mesi?
Se siete lettori e lettrici assidui di questa newsletter avrete notato un po’ di fatica nel mantenere la regolarità settimanale. Questo non solo perché il lavoro a Fanpage.it è tanto, ma anche perché in questi mesi sono immerso in progetti e scadenze che richiedono tempo e studio, i più importanti dei quali sono un seminario sul rapporto tra la destra italiana e la questione ecologica (per un ciclo di incontri del Centro di Riforma per lo Stato), ma soprattutto il nuovo volume per cui sto lavorando per Fandango Libri (che sostiene anche questa newsletter), di cui spero di potervi dare notizie prima dell’estate.
Non hai letto Fascismo Mainstream? Puoi ordinarlo qui
La mia mail per insulti, consigli, considerazioni, proposte è valrenzi@gmail.com