L'estrema destra in Israele e il suprematismo ebraico
Breve storia dell'estrema destra israeliana, dal sionismo di destra all'emergere del suprematismo ebraico oggi al governo.
Nella ricostruzione del contesto che ha portato al conflitto in corso a Gaza, spesso si sente dire che l’attuale governo di Israele, il 37° dalla fondazione dello stato ebraico e il sesto sotto la guida di Benjamin Netanyahu, è il più a destra nella storia del paese.
Ma di cosa e di chi parliamo quando parliamo di “estrema destra” in Israele? Qui proviamo a spiegarlo in modo chiaro e, per quanto possibile, conciso.
Questa è la puntata ventitré di S’È DESTRA, la newsletter che ogni venerdì racconta l’Italia al tempo del governo della destra-destra. È realizzata in collaborazione con Fandango Libri, la casa editrice del mio libro Fascismo Mainstream, in cui sono approfonditi alcuni dei temi di questa uscita.
La scorsa settimana avevamo parlato invece di antisemitismo e del rapporto della destra occidentale con Israele. Se non l’avete letta ecco qua.
La destra sionista: una breve storia
Il sionismo, lungi da essere un movimento politico unitario e monolitico, è stato caratterizzato sin dall’inizio dalla divisioni in tendenze e organizzazioni, che poi sono proseguite a lungo nella dialettica all’interno di Israele.
L’Unione dei Sionisti Revisionisti nasce a Parigi il 25 aprile del 1925. Il fondatore e leader indiscusso fino alla sua morte sarà Ze'ev Jabotinsky.
Ma in cosa differiva dal resto del movimento sionista? In un primo momento per una forte critica nei confronti della leadership sionista nella trattativa con l’Inghilterra, per la scelta di quest’ultima non garantire la presenza di uno stato ebraico durante il Mandato britannico della Palestina.
Alla morte di Jabotinsky nel 1940, la guida del movimento sarà assunta da Menachem Begin, che porterà i Revisionisti nell’arena politica israeliana fondando il partito Hirut. Begin era stato anche il leader dell’Irgun, la più radicale milizia armata degli ebrei trasferitesi in Palestina che agì sotto il Mandato britannico, utilizzando anche il terrorismo come arma di pressione e politico/militare.
Uno degli attentati più spettacolari dell’Irgun avviene a Roma nel 1946, quando viene fatta saltare in aria l’ambasciata Britannica, distruggendo completamente l’antica villa dei Torlonia.
Come detto nel 1948 Begin sceglie di entrare nel gioco politico parlamentare, e l’Irgun viene sciolta come le altre milizie. L’Irgun fu accusata di diversi massacri di civili arabi durante gli scontri precedenti la nascita di Israele. Da questo momento comunque comincia una lunga fase in cui la destra sionista sarà all’opposizione. Lontano dalle politiche socialisteggianti dei laburisti, sul piano esterno si caratterizzerà per il sogno di uno Stato di Israele che si estenda sulle due rive del Giordano.
La nascita del Likud e lo spazio a destra
Fino alla vittoria nella Guerra dei Sei Giorni nel 1967, il principale argomento politico della destra sionista, l’occupazione di tutta la Palestina storica, non sembrava trovare molto spazio. Alla fine del conflitto però le cose cambiarono: ora Israele si trovava ad occupare per la prima volta territori esterni ai confini del 1948, con milioni di palestinesi sotto il loro diretto controllo facendo tornare centrale il tema attorno a quali dovessero essere i confini di uno stato ebraico.
Nel 1973 nasce il Likud, prima come alleanza elettorale con baricentro Hirut, poi come partito unico nel 1988. Nel 1977 la destra israeliana raggiungerà per la prima volta il governo del paese, dopo trent’anni all’opposizione. Da questo momento in poi cominceranno a spuntare a destra movimenti e partiti, nati soprattutto dalla delusione nei confronti della vecchia destra sionista, considerata di volta in volta troppo moderata quando è al governo, e troppo morbida nei confronti dei laburisti quando è all’opposizione.
Non a caso il primo vero partito di estrema destra (Tehiya), nascerà dalla rottura di una piccola parte del Likud per la scelta di Begin, diventato nel frattempo primo ministro, di restituire all’Egitto i territori del Sinai occupati nel 1967.
Si formava così un nuovo spazio all’estrema destra. Tehiya non era solo un partito che propugnava un nazionalismo più duro di quello del Likud, ma cominciò ad attrarre tra le sue file soggetti nuovi, estranei fino a quel momento alla storia del partito, come leader delle colonie d’insediamento e rabbini ultra nazionalisti. Il nuovo partito nel 1981 entrava per la prima volta alla Knesset (il parlamento israeliano). Da questo momento l’estrema destra, per quanto frammentata e litigiosa, si garantirà un peso sempre maggiore nella vita politica del paese fuori e dentro le istituzioni politiche.
La fine del processo di pace e la destra globale
L’estrema destra israeliana dunque trova uno spazio significativo a partire dagli anni Ottanta, e si radicalizza progressivamente quando vanno affermandosi posizioni sempre più marcatamente razziste e suprematiste, e il peso elettorale dei coloni e delle comunità ultra ortodosse aumenta di tornata elettorale in tornata elettorale. Formazioni come Tehiya fino a tempi molto recenti non erano considerate come possibili alleati dal Likud.
Cosa è successo dunque? Credo che vadano presi in considerazione due elementi:
Il primo e il più ovvio: la fine di ogni prospettiva per il processo di pace, l’affossamento degli Accordi di Oslo e il termine della prospettiva dei “due popoli e due stati”, ha lasciato senza più una prospettiva e una funzione “storica” il centrosinistra israeliano, con un conseguente spostamento a destra della società. È dal 2001 che i laburisti non tornano al governo del paese.
Il secondo elemento - che andrebbe indagato con più attenzione - è che l’emergere dell’estrema destra in Israele avviene in un contesto in cui lo stesso Likud radicalizza le sue posizioni. Ma questo è un processo che è avvenuto in tutto il mondo: la scomparsa della destra moderata, e l’emergere di una destra più aggressiva, radicale, razzista. Come questa tendenza globale si è intrecciata con l’unicum della situazione di Israele dovrebbe essere un caso di studio interessante.
L’estrema destra al governo in Israele
Fino all’attacco portato su larga scala all’esterno della striscia di Gaza da Hamas, come detto, il governo di Israele era il più a destra della sua storia. Fino a questo momento un certo “cordone sanitario” aveva retto nei confronti degli esponenti politici suprematisti e apertamente razzisti, visto e considerato che anche senza il loro contributo la politica di apartheid e l’avanzamento della colonizzazione nei territori palestinesi procedeva indisturbata sotto la guida del Likud.
Ma sono state soprattutto le vicende del premier Benjamin Netanyahu a portare a questo esito. Dal 2019 il premier (dal 2009 quasi ininterrottamente in carica) è sotto accusa per corruzione, frode e abuso di potere. Nel 2020 è iniziato il processo. Una condizione che non solo ha indebolito il Likud, ma ha alienato a Bibi l’alleanza con i partiti centristi. Per rimanere saldamente ancorato al potere ha così pilotato la nascita di due coalizioni di partiti che lo sostenessero, lavorando da una parte all’unione di diversi partiti di estrema destra in un unica lista, dall’altra al sostegno dei partiti ultra ortodossi. Per fare cosa? Mettere le mani sul sistema della giustizia e il ruolo della Corte Suprema: una riforma che ha polarizzato come non mai la società israeliana, con mesi di manifestazioni ininterrotte nelle scorse settimane, e la presa di posizione contraria addirittura di elementi dell’esercito e dell’intelligence, un fatto senza nessun precedenti.
Ma chi sono i partiti di estrema destra in Israele? Si tratta di tre forze distinte presentatesi nella stessa lista Sionismo Religioso, conquistando in tutto 14 seggi:
Potere Ebraico: è la forza politica nata dalle ceneri del Kach, movimento sciolto perché considerato terrorista nel 2004. Quando il fondatore Meir Kahane entra in parlamento nel 1984 quando prende la parola i rappresentanti di tutti i partiti abbandonano l’aula, compresi quelli del Likud e alla successiva tornata elettorale la lista viene interdetta dalla competizione elettorale in quanto ritenuta propugnare un’ideologia razzista incompatibile con la dialettica democratica. Oggi le cose sono molto cambiate e Potere Ebraico è al governo, con un ministro e sei seggi.
Tkuma (Unione Nazionale): ha sette parlamentari eletti. Si tratta degli epigoni del Partito Religioso Nazionale, un partito centrista che ha conosciuto una progressiva radicalizzazione fino ad arrivare su posizioni apertamente suprematiste con lo spostamento a destra degli elementi più religiosi della destra tradizionale. Ha da qualche tempo assunto il nome di Partito del Sionismo Religioso.
Noam: è l’ultima forza coalizzata in sionismo religioso e la meno rilevante (un solo seggio alla Knesset). Si differenzia dagli altri due partiti per mettere particolare accento sulla necessità di difendere la famiglia tradizionale dall’ideologia gender, e nel deciso contrasto della comunità LGBTQ+. Oggi il rappresentante di Noam, con un posto da viceministro, è incaricato di revisionare i programmi scolastici a caccia di idee progressiste e di educazione ai diritti civili e al rispetto degli orientamenti sessuali differenti.
Cosa vuole l’estrema destra israeliana? Annettere definitivamente la Cisgiordania, riducendo in uno stato di ulteriore minorità la popolazione palestinese, negando di fatto i diritti civili anche ai cittadini di origine araba che abitano nei confini di Israele. Da qui il sostegno ai coloni e alla loro visione millenarista della creazione di una grande Israele, ma anche a chiunque agisca con i fatti (leggi la violenza) questo proposito. C’è poi, ovviamente, una politica culturale non dissimile da quella di altre forze di estrema destra: la difesa della famiglia tradizionale, l’ostilità ai diritti civili, l’odio per l’egualitarismo di stampo socialista.
I ministri del suprematismo ebraico
Ma più di tutto sono i leader più in vista dell’estrema destra oggi al governo a incarnare i valori e la prospettiva dei loro movimenti, personaggi dalle biografie così estreme da mettere in imbarazzo anche l’UE e gli USA.
Itam Ben Gvir è stato messo sotto accusa 46 volte per reati gravi come vandalismo, istigazione al razzismo e sostegno a un'organizzazione terroristica. Ed è stato condannato otto volte, una delle quali per istigazione al razzismo. È lui il leader di Potere Ebraico. A 18 anni aveva un curriculum così fitto da essere esentato dal servizio militare, ma oggi è a capo del Ministero della Sicurezza Nazionale. Dopo la sua nomina a ministro il Washington Post ha tirato fuori un video in cui si vede un giovanissimo Ben Gvir miniacciare in televisione il premier Yitzhak Rabin: “Siamo arrivati alla tua macchina, presto arriveremo fino a te”. Due settimane dopo Rabin veniva assassinato.
Inoltre Ben Gvir è un noto sostenitore di Baruch Goldstein, il terrorista che entrò nella moschea Ibrahimi a Hebron, uccidendo 29 palestinesi. A lungo il suo ritratto è stato appeso a casa sua. Ha difeso da ogni tipo gli estremisti israeliani e i coloni. A sua volta vive in un insediamento in Cisgiordania.
Allo scoppio della guerra Ben Gvir ha distribuito migliaia di armi automatiche ai coloni (già armati fino ai denti) per difendersi, mentre negli scorsi mesi le forze di sicurezza hanno quotidianamente garantito copertura all’aggressività proprio dei coloni che rappresenta.
L’altro volto del suprematismo ebraico è il leader del Partito del Sionismo Religioso Bezalel Smotrich, Ministro delle Finanze, che in una conversazione privata resa recentemente pubblica si è dichiarato “omofobo e fascista”. La summa del suo pensiero? “Il popolo palestinese è un’invenzione che ha meno di cent’anni di vita. Hanno una storia o una cultura? No, non le hanno. I palestinesi non esistono, esistono solo gli arabi”.
E sempre Smotrich ad aver chiarito che "il villaggio di Huwara va cancellato", con riferimento al villaggio palestinese oggetto di veri e propri pogrom da parte dei coloni israeliani. Parole che avevano provocato lo sdegno addirittura del portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price, che aveva parlato di parole “irresponsabili, ripugnanti, disgustose”. Ovviamente anche Smotrich è un colono che vive in un insediamento illegale.
Ps. non si è affrontato il tema dei partiti ultra ortodossi, sia per ragioni evidenti di spazio che già siamo andati lunghi, sia perché non sono un fenomeno secondo chi scrive, che non è possibile leggere solo con la chiave politologica dell’estremismo di destra