Gianni l'antiamericano
Gianni Alemanno dopo un lungo purgatorio torna alla ribalta: vuole occupare lo spazio alla destra di Fratelli d'Italia, raccogliendo i delusi da Giorgia Meloni.
Sono tornato dalle vacanze (L'estate sta finendo, lo sai che non mi va…) ed è giusto che anche la newsletter riprenda la sua normale cadenza settimanale. Anche perché di cose da dire e da scrivere ce ne sono molte. E oggi parliamo di Gianni Alemanno, che vedremo come dopo un decennio passato nell’ombra tra guai giudiziari e iniziative politiche fallimentari, è tornato a far parlare di sé nel tentativo di costruire uno spazio a destra della destra di Giorgia Meloni (che lo ha messo alla porta del partito senza troppi complimenti).
Reminder:
S’È DESTRA esce ogni venerdì (di solito di mattina). È realizzata in collaborazione con Fandango Libri, la casa editrice del mio libro Fascismo Mainstream (che si volete accattare per sostenere questo lavoro è cosa gradita).
Ma prima di Alemanno vi racconto che questa settimana ho alzato un gran polverone
Forse qualcuno si aspettava che dedicassi l’uscita settimanale a Marcello De Angelis, visto il polverone che si è alzato dopo questo articolo che ho scritto su Fanpage.it. Ma non è così: qui esce materiale di maggiore approfondimento o di analisi, che non trova spazio nella cronaca quotidiana del giornale.
La vicenda ha travalicato anche i confini nazionali ed è finita sul quotidiano israeliano Haaretz, dove tra le altre cose vengo intervistato.
Nonostante tutto Marcello De Angelis è ancora al suo posto, Francesco Rocca non lo ha rimosso e lui non ha sentito nessun bisogno di dimettersi nonostante l’antisemitismo, i concerti con i saluti romani, le sparate sulla strage di Bologna. E di questo forse torneremo a parlare tra qualche settimana.
Ma ora iniziamo.
Se ancora non l’hai fatto:
Che ha fatto negli ultimi dieci anni Gianni Alemanno?
Il 2 dicembre del 2014 esplode la bomba. La capitale si sveglia con un terremoto politico giudiziario senza precedenti. La procura di Roma ha fatto scattare gli arresti e gli avvisi di garanzia al termine dell’indagine denominata “Mondo di mezzo”, nota anche come Mafia Capitale (che poi mafia i giudici decideranno non essere davvero).
L’inchiesta coinvolge soprattutto l’azione di un’associazione a delinquere imprenditoriale / criminale che si organizza negli anni in cui Gianni Alemanno è sindaco. L’ex primo cittadino - che ha da poco più di un anno perso le elezioni mancano il secondo mandato - è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione aggravata e finanziamento illecito. Al termine di un lungo iter giudiziario è condannato il 18 dicembre 2022 nell’appello bis a un anno e dieci mesi per traffico d'influenze. Molto meglio dei precedenti sei anni e qualche mese comminati in secondo grado.
Con lo scoppio dell’inchiesta Alemanno si sospende da Fratelli d’Italia, il partito i cui è appena entrato. Alle europee della primavera precedente aveva raccolto oltre 44.000 preferenze candidandosi nella circoscrizione meridionale, ma il partito non centra il quorum. Già ministro dell’Agricoltura, sindaco di Roma, Alemanno è stato segretario del Fronte della Gioventù e insieme a Francesco Storace il leader dell’area della destra sociale di Alleanza Nazionale. È insomma uno degli esponenti più importanti della destra italiana a livello nazionale con una rete nazionale che fa riferimento alla sua leadership in particolare al Centro Sud ereditata dall’area politica interna ad AN che ha guidato a lungo.
Emarginato dalla destra destra di Meloni, sancisce la rottura con Giorgia Meloni appoggiando Alfio Marchini alle elezioni comunali di Roma del 2016 invece che la leader di Fdi. L’anno precedente aveva fondato un piccolo partito Azione Nazionale, che si fonde di lì a poco con La Destra di Francesco Storace. I due antichi sodali, i due colonnelli della destra sociale, tornano insieme soci alla pari del Movimento Nazione per la Sovranità. Il partito, inconsistente al punto di vista elettorale in modo autonomo, riesce ad eleggere dei suoi esponenti nelle liste della Lega. Il matrimonio durerà poco: alle elezioni regionali del 2018 del Lazio Storace appoggia il sindaco di Amatrice Pirozzi e Alemanno Nel 2019 la condanna per in primo grado per Mondo di Mezzo e Alemanno lascia la segreteria del MNS.
Nel frattempo Fratelli d’Italia cresce e torna ad attrarre e ad aprire la porta a tutti quelli che negli anni della diaspora della destra avevano preso altre strade. Torna anche Gianni Alemanno. A via della Scrofa c’è una scrivania per lui, ma si vede poco. Negli anni di cui abbiamo parlato finora l’ex sindaco si garantisce la continuità quotidiana grazie al ruolo di responsabile delle relazioni istituzionali dell’Asi (l’associazione che raccoglie le società sportive dilettantistiche legate alla destra) e sedendo nel consiglio di amministrazione della Fondazione An.
Giorgia Meloni non vuole colonnelli
Ma dentro Fratelli d’Italia Gianni Alemanno non trova grande spazio, e non smette mai di alimentare dentro e soprattutto fuori il partito una sua rete personale. La sua idea è quella di costruire e guidare la minoranza interna. Insomma vuole rifare quello che ha fatto per tutta la vita: la destra sociale. Ma Meloni e i suoi dicono di no: dentro Fratelli d’Italia non c’è spazio per correnti, aree politiche, al massimo un gruppo di studio. Non si è mai più fatto un congresso dopo la fondazione, gli spazi di dissenso interni in un partito passato dal quattro virgola spicci a oltre il venticinque percento dei consensi in cinque anni non esistono.
E allora Gianni Alemanno se ne va. Quando la destra postmissina arriva al potere diventando il partito di maggioranza relativa, esprimendo la premiership Alemanno è uno dei pochissimi protagonisti di quella storia a non esserne partecipe. Il vecchio socio intanto, Francesco Storace, è tornato alla sua passione da giornalista, e sostiene Meloni facendo un passo indietro dalla politica attiva, ritagliandosi il suo ruolo nel ricco ecosistema mediatico della destra destra.
Prima lui e i suoi sostengono Italexit di Gianluigi Paragone (è raccontato qui), ma le cose vanno così così e la formazione non entra in parlamento, naufragando subito dopo. Gianni Alemanno a quel punto riparte zero: riparte dalla piazza.
Dal Comitato no guerra al sogno di essere l’anti Meloni
Ne abbiamo parlato nella prima uscita di questa newsletter: il trionfo di Fratelli d’Italia alle ultime elezioni politiche ha marginalizzato l’estrema destra con ambizioni elettorali. Ma meno di un anno dopo sono già diversi gli attori politici che hanno intenzione di recuperare uno spazio a destra di Fratelli d’Italia, giocando sulle scelte di “responsabilità” del partito e della sua leadership.
C’è Matteo Salvini, in cerca di un recupero di consensi per la sua Lega, ma c’è anche Gianni Alemanno che ha puntato tutto su un tema caro alla destra sociale. l’antiamericanismo. Se la maggioranza di Alleanza Nazionale era saldamente atlantista, che era anche la posizione d’ordine almirantiana in chiave anticomunista, la destra del partito aveva una passione per la causa palestinese e scriveva ”Yankee go home”.
Gianni Alemanno lancia così il “Comitato contro la guerra”, occupando così quella fetta di offerta politica che Meloni non può proprio coprire impegnata com’è nel sostegno all’Ucraina e a fornire rassicurazioni a tutti i partner internazionale (Usa inclusi, come mostra l’incontra con Joe Biden). Mette insieme un po’ di sigle disperse della destra radicale, per lo più locali, qualche personalità “non omologata”, fan di Putin e qualche reduce di altre esperienze.
Il 4 dicembre del 2022 si tiene una fiaccolata a Milano contro la guerra. C’è Alemanno, c'‘è Lealtà e Azione, c’è la Rete dei Patrioti e altri gruppi dell’estrema destra filorussa (al contrario come abbiamo visto qua CasaPound è schierata con forza dalla parte ucraina e delle milizie neonazi). Ma l’azione forse più significativa del Comitato contro la guerra e di Alemanno è forse quella di raccogliere le firme per il Referendum contro l’invio di armi in Ucraina, promosso dal coordinamento Generazioni Future. Qui Alemanno riesce a entrare in contatto con il variegato arcipelago del mondo del dissenso, coagulatosi nelle piazze contro l’obbligo vaccinale e il green pass, come il Comitato di Liberazione Nazionale di Ugo Mattei.
Subito dopo la consegna delle firme, Gianni Alemanno lancia la sua convention ad Orvieto lo scorso 29 e 30 luglio. Titolo: “Forum per l’indipendenza italiana”. Partecipano una miriade di piccole sigle che non sono finite dentro Fratelli d’Italia, tra cui Exit dell’ex leader di CasaPound Simone Di Stefano, o Magnitudo Italia guidato da quel Nicola Colosimo (fratello di Chiara, parlamentare Fdi e presidente della Commissione antimafia) che si muove sempre vicino ad Alemanno. E poi i “dissidenti” Andrea Zhok e Ugo Mattei, e una delle voci più mainstream del "dissenso" ovvero Diego Fusaro e il neocon Simone Pillon. Sul versante della politica istituzionale il referente di Alemanno torna a essere la Lega: a Orvieto intervengono due europarlamentari di peso del Carroccio, Antonio Rinaldi e Marco Zanni, capogruppo di Identità e Democrazia.
Prende il tempo giusto questa volta il campione della destra sociale: subito 2 agosto difende proprio Marcello De Angelis (di cui parlavamo all’inizio) condividendo le sue posizioni sulla strage di Bologna, rilascia interviste, rimprovera Meloni di non parlare più con “il suo mondo”, e si mostra solidale con il generale Roberto Vannacci attaccando violentemente il ministro della Difesa Guido Crosetto, reo di non aver difeso un libro omofobo e razzista: “Un ministro al servizio della Repubblica, non quella italiana, quella fondata da Eugenio Scalfari”.
I giornali fanno la fila per intervistarlo, Alemanno è di nuovo sotto i riflettori. E proverà a sfruttare l’occasione, magari per fare un suo piccolo partito e cercare un po’ di spazio dentro la Lega, magari per tentare l’avventura solitaria. Chissà quanto spazio Giorgia Meloni sarà costretta a lasciare alla sua destra, e se esiste davvero uno spazio elettorale alla destra di Fratelli d’Italia. Staremo a vedere.