Vita e impicci di Giuliano Castellino, il fasciotrasformista
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Di cosa parliamo oggi?
Giuliano Castellino è un animale politico dalle mille vite. Le sue vicende politiche, e giudiziarie, sono mirabolanti, soprattutto per la sua capacità continua di reinventarsi e mettersi al centro di progetti politici per lo più effimeri per poi lanciarsi nell’avventura successiva. Ne ha fatte e ne ha dette così tante che riscostruirne le gesta è un lavoro non semplice.
Questo vuole essere in qualche modo il pezzo definitivo su Giuliano Castellino dagli esordi a oggi. Una storia che è anche una biografia dell’estrema destra romana degli ultimi trent’anni. E infatti è un pezzo molto lungo, forse troppo ma mi è venuto fuori così!
Per qualsiasi cosa la mia mail è valrenzi@gmail.com
Ci becchiamo in giro?
Il 23 aprile alle 18.00 sarò a Esc (via dei Volsci 133 a San Lorenzo a Roma) per presentare il libro di Leonardo Bianchi "Le prime gocce della tempesta”, di cui abbiamo parlato qui.
Da Base Autonoma a Forza Nuova
Gli esordi politici di Giuliano Castellino sono legati alla fase di massima espansione dei gruppi comunemente chiamati “naziskin”. È la prima metà degli anni Novanta ed è un ragazzo della periferia Nord di Roma che si muove tra la militanza nei circuiti di estrema destra e il tifo organizzato, dove proprio in quegli anni la fascisteria comincia a mettere radici.
Il racconto di alcuni protagonisti dell’epoca vuole che tenterà di avvicinarsi al centro sociale Break Out di Primavalle, da sconosciuto studente liceale, ma che poi scoperto in possesso di alcuni volantini evidentemente di matrice neofascista fu allontanato in maniera decisamente energica con il sospetto che dovesse solo scoprire come introdursi e riferirlo ai suoi camerati.
Giovanissimo, stringe un sodalizio con Maurizio Boccacci, fondatore di Movimento Politico (gruppo sciolto per odio razziale in base alla Legge Mancino) e poi entra dentro Forza Nuova, che nel 1999 dà una nuova prospettiva all’universo naziskin che si era coagulato in quegli anni. Roberto Fiore e Massimo Morsello rientrano dalla loro latitanza dorata in Inghilterra e fondano il nuovo partito del neofascismo italiano.
Il 1999 è anche l’anno in cui Castellino verrà indagato per la bomba al Cinema Nuova Olimpia, dove era in cartellone la proiezione del film documentario sul processo ad Adolf Eichmann “Uno specialista. Ritratto di un criminale moderno”, rivendicata dal Movimento Antisionista. "Abbiamo messo un ordigno dentro il covo degli ebrei e dei loro servi. Abbiamo colpito dietro il parlamento, simbolo del potere sionista. Stavolta siamo stati clementi, la nostra mano non è stata forte, la prossima faremo di peggio. Movimento antisionista, contro tutti gli ebrei e il loro potere, viva la vittoria", il testo della rivendicazione arrivata con una telefonata. Pochi giorni prima un analogo attentato a via Tasso, con un ordigno artigianale che esplode di fronte al Museo Storico della Liberazione.
Ecco come ricorda quegli anni lo stesso Castellino su Fare Quadrato, rivista interna a Fiamma Tricolore, tingendoli di un sapore mitico: "I primi anni novanta furono caratterizzati da una nuova ventata movimentistica, certamente diversa da quella precedente. Furono gli anni della lotta all’immigrazione [i primi a proporla in Italia] e dell’antagonismo alla partitocrazia avvelenata da tangentopoli. Ci fu il ritorno nelle borgate e soprattutto di un sano ritorno al fascismo".
Dentro Forza Nuova Castellino mette anche su famiglia, iniziano un sodalizio che tornerà nella sua vita politica ma che lascerà un segno indelebile anche in quella privata, sposando la figlia di Massimo Morsello (da cui divorzierà alcuni anni dopo), uno dei fondatori del movimento che verrà a mancare al termine di una lunga malattia nel 2001.
Ma non tutto dura per sempre, e arriva la rottura di Castellino e Boccacci con Forza Nuova. I due fondano la nuova Base Autonoma nel 2003 (riprendendo una sigla della prima ondata degli anni Novanta, sciolta anche questa in base della Legge Mancino), che apre una sede a Vigne Nuove, alla periferia Nord-Est della Capitale. Poi il gruppo confluisce dentro Fiamma Tricolore, il partitino degli scontenti della svolta di Fiuggi.
L’incontro con CasaPound e la Fiamma Tricolore
Ed è dentro Fiamma Tricolore che Giuliano Castellino fa un incontro importante, quello con Gianluca Iannone e CasaPound. I fascisti del Terzo Millennio sono all’inizio della loro avventura politica e scelgono di entrare dentro Fiamma Tricolore, fondando allo stesso tempo l’organizzazione giovanile Blocco Studentesco. È il 2006, il segretario della Fiamma Tricolore è europarlamentare, e sono gli anni delle provocazioni mediatiche e di un nuovo e innovativo slancio per il neofascismo, che lascerà bomber e anfibi in soffitta per rinnovare la propria immagine (e le proprie parole d’ordine).
Lo “squadrismo mediatico” messo in atto in questi anni da Fiamma Tricolore deve probabilmente molto anche all’apporto di Giuliano Castellino: i tour per Roma su una camionetta che ricorda gli squadristi del ventennio, l’assalto alla bolla del Grande Fratello a Ponte Milvio, i manifesti con su scritto “vota la squadra del cuore” e la foto di una squadraccia.
Castellino in questi anni è vicinissimo a CasaPound ma mantiene un suo percorso autonomo e parallelo, mentre ricopre il ruolo di segretario provinciale della Fiamma Tricolore. Per non essere da meno del socio e competitor Gianluca Iannone, fonda un suo gruppo musicale (il capo di Cp è il frontman degli ZetaZeroAlfa) “La Peggio Gioventù”, e anche lui da vita a un’occupazione Casa Italia Prati (sgomberata successivamente).
Ma tutto finisce: nel 2008 CasaPound occupa la sede nazionale della Fiamma per chiedere un congresso. Gli inquilini di via Napoleone III sono forti della struttura che sono andati radicando a livello nazionale, e vogliono prendersi il partito. Di tutta risposta vengono espulsi, con una nota firmata niente meno che da Maurizio Boccacci. Di fatto CasaPound svuoterà Fiamma Tricolore di tutta la militanza giovanile, lasciando un guscio vuoto, e poco dopo se ne andranno (anche se prendendo strade diversissime) anche Boccacci e Castellino.
Alla corte di Gianni Alemanno
È il 17 aprile del 2011 quando il nostro protagonista sale sul palco di una convention intitolata “I Movimenti per Roma Capitale, destra sociale in azione”. Scomparso dai radar per qualche tempo lo troviamo ora alla guida di una formazione che si chiama il Popolo di Roma, che nella fase finale del governo di Gianni Alemanno sembra avere il compito di organizzare una parte della militanza giovanile della città verso la sfida elettorale che ormai si avvicina.
È un Giuliano Castellino decisamente ripulito quello che parla dal palco, che sembra deciso a lasciarsi alle spalle il neofascismo duro e puro e il movimentismo di cui è stato uno dei protagonisti. Un vero voltafaccia. Mentre Castellino si sistema - con un piccolo ruolo di comprimario, è pur sempre l’ultimo arrivato - alla corte di Alemanno, il suo ex mentore Maurizio Boccacci è invece tornato allo stile di inizio anni Novanta con Militia, piccolo gruppo con il quale compie azioni espressamente antisemite e che negazioniste della Shoah. Nello stesso anno, mentre Castellino posa con Alemanno, il vecchio leader dell’ultradestra romana viene arrestato con altri sodali con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla diffusione dell'odio razziale, apologia di fascismo, incitamento alla violenza e alla discriminazione. Gli vengono imputate anche intimidazioni e minacce contro la comunità ebraica e contro lo stesso sindaco Alemanno.
Come vedremo le strade dei due si reincontreranno presto.
L’approdo a La Destra di Storace
Con il ballottaggio del maggio 2012 finisce la parentesi della destra al governo del Campidoglio. Il vecchio capo della destra sociale Gianni Alemanno esce sconfitto, e Giuliano Castellino inizia un percorso che lo porterà prima a cercare uno strapuntino nella destra istituzionale, e poi a riprendere a fare quello che forse sa fare meglio: l’agit prop, compiendo una nuova inversione politica a ‘U’.
Intanto il primo approdo è quello de La Destra di Francesco Storace, che ancora in questi anni ha una struttura nazionale. Il 14 marzo 2012, a pochi giorni dalle elezioni comunali, Castellino già prende le distanze da Alemanno: “La nostra Comunità Militante, ieri Il Popolo di Roma, oggi Movimento Destra Sociale - ha deciso di aderire a La Destra. Decisione presa dopo un lungo percorso di allontanamento dall'attuale centrodestra e maturata dopo la scellerata decisione del Pdl di sostenere il governo Monti, e perché convinti che La Destra sia oggi la casa dei nazional-popolari. Entriamo nel Partito con tutti i nostri quadri, i nostri militanti e le nostre strutture, pronti da subito a dare il nostro contributo movimentista, politico, meta-politico, culturale e militante a chi oggi rappresenta la destra capitolina".
Pochi mesi prima aveva portato in dote a Storace la sede di via Paisiello in Prati, appartamento di proprietà della Fondazione An che occupa rivendicando una parte del patrimonio del fu Movimento Sociale Italiano. Prova a riprendere iniziative “movimentiste”. Comincia anche a reimpiegare, in maniera apparentemente casuale, slogan e parole d’ordine che vengono dalla storia dell’estrema destra degli anni Novanta. Ad esempio il 4 febbraio La Destra fa un corteo nazionale a Roma, e sceglie di riprendere riprende lo slogan “Tecnoribellione”, che era stato di Meridiano Zero.
“Non torneremo a Itaca”
Mentre è ancora un dirigente del partito di Storace, Castellino occupa il Cinema Augustus in corso Vittorio Emanuele II, in pieno centro. È una fase contraddittoria, mentre tenta ancora di scrollarsi di dosso l’etichetta di estrema (“Non chiamateci fascisti”, dice ai giornalisti che vanno a intervistarlo all’Augustus), dall’altra riprende i rapporti con i vecchi arnesi del neofascismo più radicale.
Nel luglio del 2012 organizza un incontro a cui partecipano Maurizio Boccacci, e poi i protagonisti dell’eversione nera Adriano Tilgher, Bruno Di Luia e il “comandante” Stefano Delle Chiaie. All’incontro Castellino distribuisce un documento che ha il sapore dell’autocritica per la sua breve stagione della destra istituzionale. Mentre a destra si discute del documento di Marcello Veneziani “Tornare a Itaca”, il cui approdo sarà la graduale ricomposizione della destra postmissina nelle file di Fratelli d’Italia, Castellino vuole invece tornare al nefascismo duro e puro.
Vale la pena citare un pezzo del documento per intero:
Ci siamo dati anche le risposte e per questo diciamo subito che noi NON ANDREMO AD ITACA.
Questi viaggi hanno sempre una sola meta: le poltrone, e in questo caso ricompattare gli scarti di An per riposizionarsi nella stanza dei bottoni!
Stavolta non ci stiamo. Non partiamo. Ormai, a furia di navigare, ci è venuto il mal di mare.
Potremmo - facendo i vaghi e facendo finta di nulla - parlare - e lo potremmo fare con ottima cognizione di causa - di tutti gli altri, delle loro scivolate, dei loro compromessi, delle loro furberie, della ventata di megalomania che li ha presi, ma non lo faremo, sarebbe troppo superficiale e poco onesto! Parleremo di NOI STESSI, SENZA SCONTI!
Tenendo bene a mente che nessuno, quindi neanche noi, può riconquistare la verginità perduta. E con umiltà ed in totale assenza di tracotanza vi diciamo subito che non siamo più vergini! (E purtroppo non c’è ironia!)
Sognavamo di essere guerrieri metropolitani, spesso abbiamo preferito la lotta al compromesso, ci eravamo tenuti ben lontani dal politichese e dal politicume: ci sentivamo belli come il sole…
Poi? Poi ci siamo smarriti.
Abbiamo perso la battaglia più importante, quella con noi stessi, quella contro l’anello del potere: ci siamo trovati davanti a due strade, una che sembra semplice e in discesa, l’altra tortuosa ed in salita. Abbiamo scelto la prima! E ci siamo schiantati, ci siamo ritrovati tra i nani, tra i piccoli, mentre una volta sognavamo di scalare le vette più alte e di volare là dove solo le Aquile osano!
Questo non si può cancellare con un colpo di spugna.
Alcuni nostri amici e camerati, più saggi e prudenti di noi, più rigorosi sul piano intellettuale, ci avevano invitato a diffidare e a non farci troppe illusioni.
Purtroppo non li abbiamo ascoltati. Avevano ragione loro.
Ma combattere è un destino e in sè la vita è guerra e noi non vogliamo certo rinunciare né al nostro destino né alla nostra guerra. Abbiamo perso delle battaglie, ma la guerra è lunga!
A Roma diciamo “ciò che non strozza ingrassa”, in un italiano più corretto e comprensibile “ciò che non ci uccide rende più forti!”
Ma con altrettanta franchezza dobbiamo avere il coraggio e l’umiltà di affermare:
AVEVAMO TORTO! Le sirene ci avevano incantato.
Così come non dobbiamo fingere miserabili amnesie, altrimenti il “mea culpa” sarebbe falso!
Ci sono tanti modi di perdere la verginità, cari camerati.
Per amore, per passione, per paura, per tornaconto, per leggerezza, per avidità, per ebbrezza o per qualche stato di coscienza alterata, per vanità, per desiderio carnale, per gioco, per curiosità, per illusione, per violenza propria, per violenza altrui.
Ma l’essenza non cambia: non possiamo più far finta di essere innocenti e casti.
Ecco perché stavolta non partiremo: faremo tabula rasa degli ultimi quattro anni e cercheremo con ogni mezzo di RIALLACCIARCI ALLA LUNGA CATENA da cui c’eravamo staccati per MARCIARE SUL FUTURO!
Uno strano locale
Avendo fallito nella ricerca di uno strapuntino istituzionale dove infilarsi, cerca di trovare un posto al sole altrimenti. Lasciatosi alle spalle la non fortunatissima esperienza del Popolo di Roma, avendo rilanciato la sua militanza neofascista, nel frattempo cerca di sbarcare il lunario con un’operazione mimetica, ovvero l’occupazione del Circolo Poligrafico.
Qui Castellino e i suoi entrano dopo lo sgombero dell’Augustus. È l’ex Cral del Poligrafico di Stato, in via dell’Acqua Cetosa, un centro sportivo abbandonato da poco lungo il Tevere a Roma Nord. “Vorremmo riattivare il progetto, già da noi sperimentato, della discoteca No – dope ballo senza-sballo, vorremmo riaprire la palestra, i campi da calcetto e da tennis a prezzi popolari, per bambini disabili o comunque per i bambini del quartiere, per non parlare della manutenzione che potremmo dare a questo posto che, fino a pochi giorni fa era sommerso dal fango e dai detriti portati dal Tevere”, dichiarava Castellino.
Ma passano pochi mesi e si perde ogni connotazione politica dello spazio, che ospita eventi musicali e non privi di qualsiasi matrice politica, attirando i pr della notte romana con condizioni vantaggiose per organizzare una serata. Comincia a presentarsi dunque come uno spazio senza nessuna connotazione, un locale come tanti altri non un’occupazione. Poi, senza troppa pubblicità, si tengono anche concerti in collaborazione con Forza Nuova o altre iniziative legate all’estrema destra.
Nel luglio del 2013 lo sgombero del Circolo Poligrafico. Passa qualche mese e Castellino ci riprova: questa volta l’occupazione ha un volto esclusivamente politico e viene ribattezzata Spazio Zero. Nel frattempo Castellino ha abbandonato La Destra e si è messo alla testa del Movimento Sociale Europeo, piccola sigla dell’estrema destra che fa riferimento alla storica sede di via Ottaviano 9 in Prati. Le forze dell’ordine trovano 143 bombe carta artigianali: il sospetto è che fossero state collocate dentro l’occupazione per essere utilizzate con scontri con altre tifoserie o le forze dell’ordine da parte dei gruppi ultras vicini a Castellino in Curva Sud, vista la vicinanza con lo Stadio Olimpico.
L’incredibile vicenda di un etto di cocaina per uso personale
È il tardo pomeriggio del 31 dicembre del 2014 quando un uomo viene fermato a bordo del suo scooter. I carabinieri lo vedono nervoso e, dopo aver verificato che guidava senza avere la patente con sé, controllano cosa si trova nel sotto sella e scoprono così 30 bombe carta e un etto di cocaina. Incredibilmente riesce a convincere il giudice, al termine del processo celebratosi con rito abbreviato, che la cocaina era per uso personale, tornando così a piede libero.
Un episodio che ha sollevato molti dubbi sulle amicizie e le coperture di cui gode Castellino. Provate voi a presentarvi davanti a un giudice con un quantitativo simile di cocaina e a sostenere che fosse per uso personale e non a scopo di spaccio. E pensare che quando era uno dei fedelissimi di Gianni Alemanno, promuoveva feste "contro la droga" e "contro lo sballo" su un barcone sul Tevere, le stesse che diceva ai giornali di voler organizzare al Circolo Poligrafico. Ma come ormai abbiamo capito la coerenza non è mai stato il suo forte.
Da Roma ai Romani al ritorno a Forza Nuova
Dal 2014 Giuliano Castellino tra alterne fortune torna all’estrema destra più nera. Dopo non essere riuscito a trovare un posto in qualche partito, dopo non essere riuscito a trasformare un’occupazione in un lucroso affare e dopo aver passato tutto sommato indenne un arresto con un etto di cocaina, si getta a capofitto nella mischia.
Sono gli anni in cui cresce nel nostro paese un sentimento xenofobo, gli anni d’oro del leader della Lega Matteo Salvini che, sopratutto nelle periferie delle grandi città, soffia sul risentimento contro gli immigrati. E non mancano le rivolte più o meno pilotate che esplodono anche a Roma contro i centri di accoglienza. È il clima raccontato nella serie televisiva di Zerocalcare “Questo mondo non mi renderà cattivo”.
Castellino inventa una nuova sigla, “Roma ai Romani”, con la quale contesta la presenza dei cittadini di origine migrante nei quartieri popolari, siano essi legittimi assegnatari di casa o ospiti. E da qui, dimostrando di saper fare il suo lavoro, viene ripreso sotto la sua ala protettiva da Roberto Fiore che lo foraggia, e lui in cambio, anche con pochissimi militanti alle spalle, non si risparmia, scoprendo una visibilità mediatica prima sconosciuta.
“Diritto alla casa, diritto al lavoro, non ce l’abbiamo noi non ce l’avranno loro”, grida Castellino, lanciando anche la parola d’ordine della “resistenza etnica” contro l’immigrazione.r Forza Nuova prova a mettere radici al Trullo, dove nel 2017 si scontra con le forze dell’ordine per impedire l’assegnazione di una casa a una famiglia di cittadini di origine eritrea (due anni dopo sarà condannato a 4 anni per quegli incidenti). Ancora manifesta a Magliana e Tiburtino III, tenta di insediarsi in diversi quartieri popolari. Tentativi per lo più estemporanei e che non avranno esiti duraturi ma gli regaleranno moltissima visibilità.
Il 15 giugno del 2017 Forza Nuova manifesta a Roma contro lo Ius Soli, in prima fila nei tafferugli con la polizia troviamo Maurizio Boccacci fianco a fianco con Giuliano Castellino.
Sono anni di grande attivismo per il leader della destra neofascista romana, che conosce però uno stop a causa dei suoi guai con la giustizia.
La truffa per il cibo per celiaci
Il 23 luglio del 2018 la polizia bussa alla porta di Giuliano Castellino per notificargli un avviso di custodia cautelare in carcere. Secondo l’accusa lui e un imprenditore “taroccavano i buoni” per l’acquisto di cibo gluten free, riuscendo così ad intascare oltre 1 milione e 300mila euro di rimborsi. Una truffa con al centro il cibo per persone celiache. Sono i carabinieri dei Nas a verificare come i sospetti della Asl siano fondati, e l’operazione “Gluten Free” termina con l’arresto per il leader di Forza Nuova.
Il mito del sessantotto nero e l’assalto alla Cgil
Dove il gira il vento lui corre, passando da una sigla all’altra, per ogni stagione politica una nuova iniziativa, con l’ossessione (o almeno così appare visto dall’esterno), di trovarsi sempre alla testa del corteo. D’altronde di professioni (lecite) che non siano l’agit prop non sembra conoscerne Castellino.
Così quando le restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19 coaugulano nuove piazze che sembrano ben promettere, ecco che si lancia contro la dittatura sanitaria e vaccinista. Dal fascismo duro e puro, alla difesa strenua dei diritti individuali e dell’individuo proprietario. Impara presto il linguaggio della cosiddetto mondo del dissenso. Smessi i panni del neofascista, per nome e per conto di Forza Nuova eccolo tentare in ogni modo di mettersi al capo di ogni piazza, coordinando sigle di ogni genere e tipo. Arriva ad inventare inventare il “Popolo delle mamme”, con il quale il 5 settembre del 2020 chiama a raccolta a Roma oltranzisti cattolici, negazionisti del Covid e complottardi di vario genere, mettendo insieme qualche migliaio di persone.
Il 27 ottobre del 2020 invece, allo scoccare della mezzanotte con l’entrata in vigore del nuovo Dpcm del governo Conte, guida gli incidenti a Piazza del Popolo tra ultras e estremisti di destra contro la polizia. Sempre il mondo ultras lo aveva chiamato a raccolta a giugno del 2020, anche in questa occasione si erano verificati tafferugli e momenti di tensione.
Quelle della galassia del dissenso sono piazze magmatiche, che faticano ad avere una direzione sia politica che organizzativa. Composte da decine e decine di piccole sigle, spesso poco più che personali, passano da raccogliere migliaia di persone a poche unità, a seconda del momento. Sono gli estremisti di destra a riuscire a garantire una capacità operativa alle piazze.
Fiore e Castellino, grazie alla capacità di guidare le mobilitazioni contro il green pass e no vax, pur non avendone il controllo, sognano il loro Sessantotto Nero. Il sogno, mai realizzato, di avere un movimento di piazza radicale egemonizzato saldamente a destra. Si arriva così all’assalto squadrista alla Cgil del 9 ottobre del 2021 in Corso Italia, quando la sede nazionale del sindacato sarà colpita dalla violenza dei manifestanti sotto l’occhio discreto delle forze dell’ordine che regalano la completa agibilità ai fascisti.
Non ci dilunghiamo su questa vicenda, piuttosto nota, qui basta segnalare come il segno del tollerabile è decisamente oltrepassato: Castellino e Fiore vengono arrestati e, dopo una lunga detenzione preventiva, condannati rispettivamente a otto anni e sette mesi di reclusione e otto anni e sei mesi in primo grado.
Nonostante la quantità di processi in corso e la sorveglianza speciale, il protagonista della nostra storia non ci pensa neanche a fermarsi. Dopo aver lasciato formalmente Forza Nuova, per prima cosa si avvicina a “Nessuno Tocchi Caino”, poi stringe un forte sodalizio con nientemeno che Carlo Taormina, con il quale ha stretto un rapporto durante la stagione No Green Pass. L’ex avvocato di Forza Italia si presenta anche a una conferenza stampa benedicendo il nuovo partito di Castellino “Ancora Italia”.
Ma dal 2021 a oggi ha costruito varie scatole più o meno vuote. “Italia Libera”, che ha coinvolto anche ex esponenti di estrema sinistra con la solita storia del superare la destra e la sinistra, con il quale ha tentato di aprire una sede alla periferia Est di Roma. Poi si è collocato decisamente a favore della Russia e di Putin nello scenario della guerra con l’Ucraina. Ora utilizza anche la sigla Comunità Multipolare Roma, e sta tentando di avvicinarsi all’alleanza tra Indipendenza di Gianni Alemanno e Democrazia Sovrana e Popolare di Marco Rizzo e Francesco Toscano, secondo quanto riportato dal sito di cui si presenta come direttore “L’Italia Mensile.
Chissà come dovremo aggiornare questo pezzo in futuro.