Benvenute e benvenuti a S’È DESTRA
Oggi arriva in libreria il mio nuovo libro. Si intitola Essere tempesta. Vita e morte di Giacomo Matteotti, è edito da Momo Edizioni nella collana Libri Monelli, e ci sono le bellissime illustrazioni di Toni Bruno. È un libro per ragazzi, che ha l’ambizione di raccontare Matteotti alla Generazione Z.
Scriverlo (e per questo ringrazio Mattia Tombolini che me lo ha proposto) è stato divertente e una bella sfida: il lavoro di divulgazione mi piace quando mi trovo a farlo come giornalista e negli incontri pubblici, scrivere per appassionare e coinvolgere in un storia dei giovanissimi non mi era ancora capitato.
Oggi qui vi scrivo di cinque cose su Matteotti che vale la pena raccontare a giovani e giovanissimi. Se quella del leader socialista italiano non è stata la biografia più avventurosa del Novecento, anche se c’è meno azione che in altro storie, ha molto da dire e da raccontare. E poi le scene rocambolesche non mancano tra riunioni clandestine, comizio che finiscono in rissa, fughe e occupazioni di terre.
Essere tempesta si può acquistare sul sito dell’editore, in tutti gli store online e in libreria.
Giacomo Matteotti come politico è stato soprattutto un anticonformista. Una qualità molto rara in politica dove, oggi come ieri, si tende a dare ragione a quelli del nostro partito, fazione, corrente, a non criticare mai chi sta sopra di noi e parla anche a nostro nome. Il rigore politico e, credo una certa propensione a mettere davanti alla polemica politica del giorno una prospettiva di lungo termine, lo portava a stare spesso in minoranza anche tra i suoi, non rinunciando mai a dire la sua. Ne è testimonianza il rapporto con il decano del socialismo italiano Filippo Turati, con cui più volte arrivo all’aperta divergenza. Non è un caso che, in un’Italia il cui costume politico era segnato dagli intrallazzi e il trasformismo di epoca giolittiana, appaia come un esempio di coerenza. Polemista impenitente, non c’è una volta che sembra rinunciare nella sua vita a dire la sua, a puntualizzare, a articolare e specificare la sua posizione. E proprio questo suo badare al sodo senza infingimenti, lo ha portato credo a scorgere da subito la vera natura del fascismo, senza farsi nessuna illusione sulla sua possibile normalizzazione.
Non c’è ombra di dubbio che sia stato un socialista gradualista e un riformista. Ma il riformismo del leader socialista non ha in effetti nulla a che fare con quello che intendiamo oggi per riformismo: Matteotti era convinto infatti che il gradualismo e il parlamentarismo fossero la via necessaria per arrivare a una società senza classi, soprattutto per istruire e emancipare gli uomini e le donne della classe operai e i proletari. Il nesso tra riformismo e impegno per l’istruzione sembra in effetti nel leader socialista inscindibile. Insomma il riformismo di Matteotti non voleva dire “difendere a ogni costo lo status quo”, ma trasformare profondamente la società, voleva cambiare l’ordine del mondo, non tanto con una rivoluzione dalla mattina alla sera, ma immaginando questo come un lungo processo con al centro l’emancipazione dei lavoratori e degli ultimi.
Matteotti è stato un traditore della sua classe. Figlio di una famiglia ricca, ha rappresentato gli interessi dei contadini, degli operai, dei proletari. Sono stati i braccianti del Polesine che morivano di pellagra e vivono in case di fango e mattoni la stella polare dell’impegno di Matteotti, in quella che era una delle regioni più povere d’Italia. Prima del partito infatti non ci può che essere il sindacato, le leghe dei braccianti, le cooperative, le camere del lavoro. Vota e fa approvare regolamenti e atti concreti che vanno direttamente a suo sfavore. Questo non lo esime ovviamente da contraddizioni: gli piace la bella vita, è un privilegiato, va al ristorante e viaggia in auto, esponendosi ad attacchi degli avversari (da sinistra e da destra, insomma viene accusato di essere quello che qualcuno oggi chiamerebbe un “comunista con il Rolex”).
Il leader socialista ucciso un secolo fa dagli squadristi/sicari di Benito Mussolini è stato un attivo e convinto pacifista. Il primo scontro con il futuro Duce avvenne proprio quando questi si convertì all’interventismo bellico. Giacomo Matteotti, riformista convinto, non escludeva la necessità dell’insurrezione per impedire l’ingresso in guerra. Prima si era opposto con forza all’avventura coloniale italiana. Il pacifismo di Matteotti era dettato da una regione, la sua profonda adesione ai principi dell’internazionalismo socialista. Passati gli anni della guerra confinato da coscritto sotto le armi in una lontana caserma siciliana, nel periodo post bellico si è battuto per una pace giusta: i maniera profetica scrive e argomenta come una pace ingiusta, una pace punitiva nei confronti della Germania non avrebbe potuto fare altro che portare a nuove guerre. Ancora una volta indica nell’internazionalismo socialista e nell’azione congiunta tra i partiti “fratelli” la soluzione. Un pacifismo quello del deputato del Polesine che mi sembra abbia molto da dire sul nostro tempo, senza arrivare a fare paragoni impropri.
Last but not least è un uomo che fino all’ultimo ha vissuto la politica e gran parte della sua esistenza come servizio da rendere alla società. Descritto spesso come un secchione, come un politico che ben padroneggiava dossier complessi e numeri, era però anche un agit prop e un politico che si infilava con la sua verve polemica nel cuore della battaglia. Uno che non si è mai risparmiato, prendendo sempre la parola per dire quello che andava detto e pagandolo con le botte dei fascisti, il bando dalle sue terre e dalla sua casa, le minacce e infine venendo assassinato. Lungi da voler proporre il santino del martire, di Matteotti oggi è importante credo ricordare le ragioni ideali che lo muovevano a sacrificare anche gli affetti più vicini, la serenità e una vita tranquilla e agiata.
Per scuole, docenti, educatori e educatrici:
Alle classi che vorranno l’editore propone uno sconto del 20%, e la disponibilità che l’autore (cioè io) venga a svolgere un laboratorio in presenza o online, a partire dal rapporto diretto con le fonti storiche utilizzate nel libro.
Essere tempesta e il laboratorio sono consigliati per tutte le classi della scuola secondaria di primo grado, e per il biennio delle scuole superiori.
Per informazioni e contatti: info@momoedizioni.it