Oriana Fallaci: la profetessa che non ne ha azzeccata una
Buona domenica a tutte e tutti!
Arriviamo a sancirlo, e penso nessuno se ne dispiacerà: questa newsletter uscirà una volta a settimana, ma non per forza il venerdì. Diciamo che uscirà tra il venerdì e la domenica, dipende quanto altro ho da scrivere e lavorare.
Quella di oggi è la puntata numero 25 della newsletter, realizzata in collaborazione con Fandango Libri, la casa editrice del mio libro Fascismo Mainstream.
Oggi parliamo di Oriana Fallaci e di come è diventata Santa e Profetessa per la destra italiana, in particolare dalla Lega di Matteo Salvini che l’ha collocata al centro del suo pantheon. E proprio nel nome dell’autrice de La rabbia e l’orgoglio il leader della Lega ha convocato una manifestazione ieri a Milano, facendo un sonoro flop di partecipazione riproponendo con lo scoppio di un nuovo conflitto in Medio Oriente lo scontro di civiltà. Peccato che la dottrina della war on terrorism e l’idea di esportare la democrazia sia stato un fallimento.
E forse non è un caso: delle profezie di Fallaci non se ne è realizzata davvero nemmeno una.
È la Pasqua del 2004 e Matteo Salvini, allora consigliere comunale a Palazzo Marino, si trova fuori il Duomo di Milano. Guida i militanti leghisti che, con codazzo di giornalisti al seguito, distribuiscono ai fedeli le copie di La forza della ragione di Oriana Fallaci. Alla Lega non è per niente piaciuta l’iniziativa del cardinale Dionigi Tettamanzi che guida la Chiesa Ambrosiana, di fare la lavanda dei piedi a dodici rifugiati in segno di accoglienza e incontro. Il partito di Bossi non ama la chiesa dell’accoglienza e della pace, a cui preferisce quella dei valori non negoziabili e della difesa del Presepe delle tradizioni.
“La Fallaci dice cose che a Milano nove persone su dieci. Pensano ma non dicono, per paura che i benpensanti, fra cui anche il sindaco, gli intellettuali e i prelati, li etichettino come retrogradi. E certo, da questo punto di vista la Fallaci è fuori da ogni sospetto, come dimostra la sua storia”, spiega l’allora segretario provinciale del Carroccio. “Con il silenzio, o peggio con la complicità di molti, la parte prepotente e violenta del mondo islamico si sta ormai imponendo anche in casa nostra”, prosegue per poi annunciare che i leghisti distribuiranno anche il Corano, non per conoscere meglio il libro sacro dell’Islamm bensì con l’obiettivo di far comprendere ai fedeli “quanto possa essere pericolosa la religione islamica”.
Sono gli anni dello scontro di civiltà, della democrazia da esportare, dell’esplodere dell’islamofobia, della guerra americana in Iraq e Afganistan e degli appelli alla crociata. E Matteo Salvini indossa i panni del paladino dell’Occidente. Dopo averla canonizzata in vita, alla sua morte, l’icona di Oriana Fallaci sarà quella della santa portata in processione in difesa dell’Occidente, diventando infinito materiale per meme e propoganda per pagine di destra e razziste, quanto per gli account ufficiali della Lega e di Salvini.
Fallaci-Cassandra: Eurabia e lo scontro di civiltà
Per il giornalista Leonardo Bianchi Oriana Fallaci è la capostipite della tendenza a rappresentare la presenza di migranti di religione musualmana in Italia, come in altri paesi, come comunità allogene e non integrabili, che vorrebbero imporre il loro stile di vita e le loro leggi sull’Europa, trasformandola in Eurabia (qui un estratto del libro Complotti! dove Bianchi ripercorre questa particolare ossessione delle destre).
Leggiamo:
La nostra civiltà. Sono quattr'anni che parlo di nazismo islamico, di guerra all' Occidente, di culto della morte, di suicidio dell' Europa. Un' Europa che non è più Europa ma Eurabia e che con la sua mollezza, la sua inerzia, la sua cecità, il suo asservimento al nemico si sta scavando la propria tomba. Sono quattr'anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare «Troia brucia, Troia brucia» e mi dispero sui Danai che come nell'Eneide di Virgilio dilagano per la città sepolta nel torpore. Che attraverso le porte spalancate accolgono le nuove truppe e si uniscono ai complici drappelli. Quattr'anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. Che come nell' Apocalisse dell'evangelista Giovanni si gettano ai suoi piedi e si lasciano imprimere il marchio della vergogna.
La citazione viene da un articolo pubblicato il 15 settembre 2006 dal Corriere della Sera, nel giorno della sua morte, quando compare quello che per la destra islamofoba è un vero e proprio testamento, un lunghissimo articolo il cui contenuto è una profezia che andrebbe avverandosi.
È la stessa Fallaci a vestire i panni della profetessa come abbiamo visto, in un crescendo di violenza in cui il lungo articolo diventa indistinguibile da uno dei tanti pamphlet complottisti. E Fallaci prevede un attentato terroristico nel giro di poche settimane:
Oddio, detesto fare la Cassandra. La profetessa. Non sono una Cassandra, non sono una profetessa. Sono soltanto un cittadino che ragiona e ragionando prevede cose che secondo logica accadranno. Ma che ogni volta spera di sbagliarsi e, quando accadono, si maledice per non aver sbagliato. Tuttavia riguardo all' attacco contro l' Italia temo due cose: il Natale e le elezioni. Forse supereremo il Natale. (…) Però saranno pronti per le elezioni del 2006. Le elezioni che vogliono vedere vinte dal pacifismo a senso unico.
Non solo: Fallaci si spinge a fare l’identikit dell’attentatore islamista che appella con il nome di Mostro, e profetizza anche quale sarà l’obiettivo: un’opera d’arte, uno dei simboli dell’Italia Rinascimentale magari. Leggiamo ancora:
E da noi, temo, non si accontenteranno di massacrare la gente. Perché quello è un Mostro intelligente, informato, cari miei. Un Mostro che (a nostre spese) ha studiato nelle università, nei collegi rinomati, nelle scuole di lusso. (Coi soldi del genitore sceicco od onesto operaio). Un Mostro che non s' intende soltanto di dinamica, chimica, fisica, di aerei e treni e metropolitane: s' intende anche di Arte. L' arte che il loro presunto Faro-di-Civiltà non ha mai saputo produrre. E penso che insieme alla gente da noi vogliano massacrare anche qualche opera d' arte. Che ci vuole a far saltare in aria il Duomo di Milano o la Basilica di San Pietro? Che ci vuole a far saltare in aria il David di Michelangelo, gli Uffizi e Palazzo Vecchio a Firenze, o il Palazzo dei Dogi a Venezia? Che ci vuole a far saltare in aria la Torre di Pisa, monumento conosciuto in ogni angolo del mondo e perciò assai più famoso delle due Torri Gemelle?
La conclusione è l’ennesima chiamata alle armi: “Possiamo soltanto affrontare il mostro con onore, coraggio, e ricordare quel che Churchill disse agli inglesi quando scese in guerra contro il nazismo di Hitler. Disse: «Verseremo lacrime e sangue». Oh, sì: pure noi verseremo lacrime e sangue. Siamo in guerra: vogliamo mettercelo in testa, sì o no?!? E in guerra si piange, si muore”.
È evidente la ragione per la quale la destra di Salvini ha eletto a propria santa protettrice Oriana Fallaci: è impossibile trovare argomenti tanti violenti fuori dai blog e dalle pubblicazioni più estremiste. In più il fatto che Fallaci provenga da sinistra allontana le accuse di estremismo.
Ma torniamo alla Fallaci-Cassandra. C’è un caso in cui la Lega arriva a parlare addirittura di profezia avveratasi, quando viene reso noto che il culto sarebbe tornato nella moschea di Santa Sofia a Insanbul, e le icone cristiane presenti sarebbero state coperte.
Il fallimento della dottrina della war on terrorism
La verità però è che la profetessa di vaticinio non ne ha azzeccato uno. Non solo l’Italia non è stata vittima di nessun attentato di matrice islamista, ma quando si è aperta una nuova stagione di violenza sul suolo europeo con gli attentati rivendicati dall’Isis, il terrorismo è arrivato dal frutto avvelenato della dottrina della war on terrorism e dall’allucinazione della possibilità di esportare la democrazia. Nel frattempo sono passati 17 anni e l’Europa ancora non è un califfato.
Il terrorismo che ha fatto strage di ragazzi e ragazze al Bataclan, non è però solo il risultato sciagurato dell’invasione americana dell’Iraq, del rinfocolarsi della competizione e dello scontro interreligioso e interetnico nel mondo islamico, ma anche della violenza istituzionale delle destre in casa nostra, fatta di esclusione e marginalizzazione dei giovani e giovanissimi figli delle migrazioni.
La dottrina politica post 11 settembre ha fallito su tutta la linea sul fronte interno e sul fronte esterno (ultimo capitolo il rovinoso ritiro americano dall’Afganistan). Oggi il massacro del 7 ottobre perpetrato da Hamas, e la conseguente punizione collettiva scatenata da Israele, sembra riproporre un remake dello scontro di civiltà come lo abbiamo conosciuto allora. Un errore prospettico di fronte a un mondo radicalmente cambiato.
E anche gli imprenditori della politica che provano ad usare quelle stesse parole, come Matteo Salvini ieri a Milano (sabato 4 novembre), sembrano al momento non avere troppo successo. Lo testimonia una piazza mezza vuota, con qualche centinaia di persone, ossessionate da Eurabia come se la storia più recente non avesse nulla da insegnarci.