Buona domenica a tutte e tutti!
Quella di oggi è la puntata numero 26 di questa newsletter, realizzata in collaborazione con Fandango Libri, la casa editrice del mio libro Fascismo Mainstream.
Oggi parliamo di quello che sta accadendo in Spagna, dove l’accordo tra il Psoe e le forze indipendentiste, con la promessa di una legge per l’amnistia, ha scatenato la violenza dell’estrema destra nelle strade con la copertura e la regia di Vox, il partito di destra e migliore alleato di Giorgia Meloni in Europa.
Cosa sta succedendo in Spagna: un breve riassunto
Le elezioni anticipate del 23 luglio scorso sono state volute dal premier socialista Pedro Sanchez, a seguito della pesante sconfitta elettorale alle elezioni amministrative della primavera che hanno visto un po’ ovunque battuta la coalizione progressista con il proprio baricentro nell’alleanza tra Psoe e sinistra, con la crescita elettorale dell’alleanza tra PP e Vox.
Ma il voto non ha consegnato alla Spagna un quadro chiaro, soprattutto perché Vox, fermandosi al 12%, non ha raggiunto nelle urne i risultati vaticinati dai sondaggi. Così il leader dei popolari Alberto Núñez Feijóo, pur avendo ricevuto l’incarico di formare il governo, non è riuscito a trovare i voti in parlamento, non bastando quelli dell’alleanza PP-Vox e non essendoci le condizioni per un’alleanza di larghe intese tra popolari e socialisti. La palla è così tornata tra i piedi dei socialisti che, dopo aver chiuso un accordo di programma (piuttosto scontato) con la coalizione di sinistra Sumar, ha aperto all’alleanza con le forze autonomiste e indipendentiste.
La lunga trattativa con gli indipendentisti catalani, ha portato così a un accordo che ha al primo punto una legge sull’amnistia, che restituisca la piena agibilità politica ai leader delle forze politiche che nel 2017 promossero il referendum auto convocato per l’indipendenza della Catalagona. Primo tra tutti Carles Puigdemont che, eletto all’Europarlamento, ancora non può rimettere piede in Spagna. Ed è proprio l’ipotesi dell’amnistia che ha fatto esplodere la rivolta della destra spagnolista contro i socialisti, accusati di regalare un salva condotto a chi ha attentato all’unità dello Stato. e di arrendersi a chi vuole disgregare la Spagna per rimanere al potere.
Il Psoe è da sempre ostile alle spinte indipendentista a dire il vero, ma si troverebbe così a vincere la sua scommessa di arginare la destra nelle urne, rilanciare il proprio progetto politico di governo, e allo stesso tempo sanare una profonda ferita per la democrazia e la società spagnola. Un progetto però che dovrà affrontare una situazione di polarizzazione politica sempre più forte, e con una inedita mobilitazione della destra nelle piazze, che vede saldarsi settori delle istituzioni e gruppi estremisti.
“Bienvenidos al 36, Vol. II”
Oggi il Partido Popular ha dato appuntamento ai suoi simpatizzanti e militanti alle 12.00 in Plaza del Sol a Madrid. Oltre che nella capitale si manifesterà in altre città spagnole. “Firmeza y moderación” è la parola d’ordine lanciata da Elías Bendodo, coordinatore regionale del PP. Fermezza, nel ribadire l’opposizione durissima all’accordo sull’amnistia che porterà alla nascita del nuovo governo guidato da Pedro Sanchez, moderazione nel manifestare dopo la degenerazione violenta delle manifestazioni guidate dall’estrema destra negli scorsi giorni.
La verità però è che, seppure non frequentandole assiduamente, i Popolari, non hanno condannato il tentativo dell’estrema destra e di Vox di far degenerare la situazione nel paese. Però Vox oggi parteciperà alle piazze convocate dal PP.
Sia i socialisti che le forze di sinistra raccolte nel cartello Sumar, hanno parlato esplicitamente di “destra golpista”. Una manifestante sventolava sotto la sede del Psoe un cartello con su scritto: “Bienvenidos al 36, Vol. II”. Il riferimento, evidentemente, è alla data di inizio della guerra civile. E il riferimento, oltre a essere inquietante, mostra un elemento che è necessario rilevare se si vuole capire cosa sta accadendo: non sono solo i partiti o gli ultrà di estrema destra a scendere in piazza, ma si sono espressi urlando più o meno alla dittatura, anche importanti settori dello Stato e delle élite.
Prima di tutto la magistratura spagnola, formatasi sul modello della persecuzione dell’indipendentismo politico basco, che è in larghissima parte contraria all’ipotesi dell’amnistia per i catalani. Ci sono poi molti vescovi (la chiesa spagnola è da sempre legata a doppio filo con la destra politica) che hanno fatto sentire la loro voce, oltre ai sindacati delle forze di sicurezza a importanti associazioni di categoria. Ci sono quindi molte centrali di potere che, più o meno con la scusa dell’amnistia, vogliono impedire la nascita di un nuovo governo Sanchez.
Le piazze dell’estrema destra
Ma chi è sceso in piazza in questi dieci giorni a Madrid e in altre città spagnole?
Un ruolo importante senza dubbio lo ha giocato Vox, fungendo da raccordo e innesco del tentativo di rivolta di piazza. Santiago Abascal cinque giorni fa, dopo le cariche della polizia di fronte alla sede nazionale del Psoe, ha lanciato un appello: “Chiediamo alla polizia di non eseguire gli ordini illegali”. Dove per “ordine illegale”, evidentemente, si intendeva fermare l’assalto alla sede del partito di Sanchez.
Quando le piazze hanno visto la testa conquistata dai gruppi di estrema destra neofascisti e neonazisti, con slogan come “Spagna cristiana, mai musalmana”, Vox ha seguito un’altra strada utilizzando la piattaforma studentesca e giovanile Revuelta (legalmente non legata al partito), per continuare a convocare e coordinare gli sforzi di mobilitazione.
Nei primi giorni della mobilitazione un ruolo importante è stato poi svolto da Desokupa, un’associazione di palestrati xenofobi e violenti che, a metà tra influencer e vigilantes, come si capisce dal nome si sono fatti un nome agendo contro squatter e occupanti, presentandosi come tutori di fatto dell’ordine. Tra ultras di estrema destra, gruppuscoli neofascisti e nostalgici di Franco, e più contemporanei militanti identitari.
Il laboratorio della destra destra spagnola
La mobilitazione elettorale del centrosinistra spagnola è riuscita ad arginare una vittoria delle destre che solo a maggio sembrava scontata, fermando l’avanzata segnata nelle elezioni amministrative. Ma cosa succede nei governi regionali e nelle municipalità dove PP e Vox governano insieme?
Lo raccontano in un articolo pubblicato sul sito della Fondazione Rosa Luxembourg dall’avvocata Nora Rodríguez, specializzata in crimini dell’odio e contro le donne, e da Miquel Ramos, giornalista specializzato in seguire l’estrema destra.
Ovunque Vox sta lavorando alla rimozione dei simboli della comunità Lgbtq dalle sedi istituzionali, e a ostacolare il sostegno a manifestazioni ed eventi come i pride. Mentre promuove la corrida come manifestazione culturale davvero spagnola, in molti comuni ha lavorato per censurare eventi pubblici e rimuovere alcuni libri dalle biblioteche scolastiche perché intrisi di ideologia anti nazionale o di teoria del gender. E ancora: si è scagliato contro l’utilizzo del catalano nelle sedi ufficiali e per l’eliminazione degli uffici e dei provvedimenti per l’uguaglianza linguistica.
Una delle principali battaglie del partito alleato di Giorgia Meloni è quella di eliminare i provvedimenti contro la violenza maschile sulle donne. Vox vuole l’abrogazione delle leggi contro la violenza di genere, del Ministero e i dipartimenti per l’uguaglianza di genere e l’eliminazione dei tribunali contro la violenza sulle donne. Poi Vox ha messo nel mirino la Ley de Memoria Democrática e dove riesce riabilita esponenti e storia della dittatura franchista.
Grazie a Vox poi hanno fatto il loro ingresso nelle sedi istituzionali esponenti di gruppi neonazisti e neofascisti come Democracia Nacional e del Movimento Sociale Repubblicano. Una destra che fa paura, che sta radicalizzando anche il PP e polarizzando tutto il quadro politico spagnolo e la società. E la violenza in strada di questi giorni sta a dimostrarlo.