Ciao!
Questa settimana ho postato poco perché questo pezzo mi ha preso molto tempo (e già il tempo per questa newsletter è quello che è). Per scriverlo è stato essenziale il confronto con molte persone, che ringrazio senza nominarle una a una. Di che parliamo oggi? Dell’universo editoriale che dall’Intellettuale Dissidente arriva a Gog e al Gruppo Magog.
Il 6 giugno arriva in libreria Le radici profonde. La destra italiana e la questione culturale per Fandango Libri. Si può già preordinare negli store online.
Per non perderci di vista online: la mia mail è valrenzi@gmail.com, ho un profilo su X e uno su Instagram, su Bluesky e Mastodon. S’È DESTRA è anche un canale Telegram per tutte le cose che non stanno in una newsletter settimanale.
Iniziamo!
Commento di Rivista Contrasti rispetto alle informazioni riportate:
Gentile Valerio, prendiamo atto della tua menzione nel pezzo in oggetto. Senza entrare nel merito dei contenuti, ci teniamo per correttezza di informazione a puntualizzare che Contrasti è una rivista indipendente da ottobre 2024, senza alcun tipo di affiliazione a nessun gruppo editoriale e senza alcun interesse o legame "politico".
Grazie e buon lavoro, Rivista Contrasti
Questa storia inizia dall’apertura di Edicola Vertice, una nuova edicola che vende poster, presenta riviste e fa talk a piazza dei Siculi a San Lorenzo.
Niente giornali, niente settimanali, solo prodotti pensati e confezionati per un certo bacino di consumatori tendenzialmente di sinistra e alto spendenti. Un consumismo fatto di shopper, cose da appendere alle pareti, un’estetica pulita a sfondo bianco che si ritrova nelle case come nei locali frequentati da questa nicchia di pubblico. Niente di male, ma neanche niente di politico, sociale etc.
I prodotti venduti da Edicola Vertice sono principalmente quelli prodotti da Santomanifesto. E Santomanifesto è un brand di Gog Srl. Santomanifesto vende poster, e Gog ha una quota della società che ha aperto Vertice, che tra le socie vede anche la direttrice artistica di Santomanifesto. Poster belli, che quasi sicuramente avete visto a casa di amici o in qualche locale. Ci sono quelli che rivisitano le locandine dei grandi classici del cinema italiano e quelli con le strofe dei grandi successi della musica leggera italiani; i poster d’autore e quelli dedicati alle idiosincrasie della nuova classe creativa; i tarocchi e la cucina.
Qualche giorno prima dell’inaugurazione in tanti mi iniziano a chiedere “ma è vero che st’edicola che apre a San Lorenzo so fascisti?”. Mi sono così messo a spiegare delle cose (le stesse che troverete qua sotto) su Gog, e alla fine sono arrivato alla conclusione che siamo di fronte soprattutto a un sintomo della scemenza e dell’ignoranza della borghesia italiana.
Ma prima mettiamo in fila i fatti, soltanto i fatti
In principio era L’Intellettuale Dissidente. Un sito che ha contribuito in maniera determinante a presentare al pubblico italiano molte delle idee rossobrune per eccellenza. Antimperialismo come sostegno a qualsiasi orrendo regime autocratico, basta che sia contro gli Usa. Critiche alla sinistra fuxia perché pensa agli omosessuali e all’ambiente e non alla working class etc.
L’Intellettuale Dissidente era un progetto fondato da Sebastiano Caputo, che già aveva in sé un’idea: proporre i contenuti più provocatori possibili, in un momento in cui attaccare il centrosinistra da sinistra era davvero molto facile, e lo capisce anche molta destra.
Caputo inizia a collaborare con Lorenzo Vitelli, che sarebbe invece l’anima di sinistra del dynamic duo che poi fonderà Gog. Iniziano a seguire le orme dell’autore che più di tutti in questo periodo rappresenta questa posa: Diego Fusaro. In quel momento il nostro “filosofo”, ancora non era diventato la parodia di se stesso, collezionava ospitate in tv, diceva cose di destra presentandole come gli argomenti della “vera sinistra”. Insomma era un buon cavallo.
Caputo e Vitelli firmano due libri insieme. Uno proprio insieme a Fusaro, Pensiero in rivolta. Dissidenza e spirito di di scissione”. Sulla copertina c’è un passaggio del libro:
“La dissidenza di cui siamo in cerca deve diventare una strategia culturale e, insieme, politica, tesa a creare un nuovo fronte comune dell'opposizione ragionata all'omologazione di massa della civiltà dei consumi, il gregge amorfo degli "ultimi uomini" che, come sapeva il Nietzsche di Cosi parlò Zarathustra, pensano e vogliono tutti le stesse cose. Dissidenza è pensiero in rivolta, disobbedienza ragionata al politicamente corretto, spirito di scissione rispetto alle logiche illogiche della società frammentata”.
Ironico che poi questi paladini della “dissidenza” sarà la stessa gente che venderà manifesti in cui si scrive roba con caratteri in cirillico in un’edicola rigenerata a San Lorenzo. Ma ci arriviamo. L’altro libro invece ha solo la postfazione di Fusaro, ed è edito da Historica Edizioni, casa editrice fondata da Francesco Giubilei. Si intitola Il potere. il mondo moderno e le sue contraddizioni.
Viene salutato con entusiasmo da Il Talebano, think tank della destra sovranista prima leghista oggi convertita a Fratelli d’Italia, che ne pubblica un estratto:
Il nuovo Potere ha dichiarato guerra all’umanità ponendosi come hostis (nemico) dei popoli e delle nazioni libere provocando una crisi senza precedenti storici. Una guerra che è totale (tutti gli aspetti della vita ne sono compromessi), dominante, rivoluzionaria (è tuttora in corso), universale (tutti sono coinvolti poiché tutti i popoli e gli Stati devono fondersi in una sola razza, in un solo popolo e in un solo Stato), locale (siccome è estesa all’interno delle nazioni stesse che subiscono il “primato della politica interna” – conflittualità di fazioni politiche, religiose, etniche, sociali – “sull’unità politica” – lo Stato – ed il rischio costante di una guerra civile). La vittoria degli anglo-americani durante il Secondo conflitto mondiale ha accelerato questo processo, tuttavia la dichiarazione di guerra non è stata firmata nel 1945, bensì ha origine ben più remote. “È impossibile comprenderlo (il consolidamento del Nuovo Potere, ndr), senza conoscere almeno alcuni avvenimenti storici precedenti che segnano il ciclo del conflitto – scrive Ezra Pound – non si può comprendere senza conoscere almeno alcuni fatti e la loro sequenza cronologica”. È necessaria, quindi, una presa di coscienza. Senza una rivoluzione culturale, non vinceremo, o meglio non sapremo mai di essere in uno stato di guerra permanente.
Questi libri li portano dritti dritti nell’Olimpo della destra culturale. Penso basti questo a descrivere la povertà culturale di questo mondo. Correva l’anno 2013 e il perimetro è tracciato: anche loro si buttano nelle culture wars che iniziano a deflagrare.
Nel frattempo, Caputo diventa un giornalista di guerra, accompagna i sostenitori Bashar al-Assad in Siria, ad Aleppo, nel momento della strage operata da Assad e dai russi. In un post di qualche tempo dopo parlerà della paura che aveva dei cecchini. Giustamente non aveva paura dei bombardamenti che stavano distruggendo la città. Ma oltre all’attività di reporter di guerra segue da vicino il Front National, diventando nel 2016 il presidente italiano dell’ONG “SOS Cristiani d’Oriente”, appunto legata al partito di Le Pen.
Sia Caputo sia Vitelli compaiono spesso sul Giornale, sia come oggetto di approfondimenti curati da firme di punta del giornale (che belli! che bravi! questi nuovi intellettuali della destra anticonformista), sia come autori di interviste a intellettuali di riferimento dell’area come Alain de Benoist.
Sono gli anni in cui Caputo copre più con chiarezza l’area di destra, come esperto di esteri e reporter di guerra, e Vitelli invece ha il compito di coprire a “sinistra”, fondando tra le altre cose il Circolo Prohudon di cui cura le edizioni. Cosa pubblica il Circolo Proudhon? Classici del pensiero anarchico e libertario? Ovviamente no. Troviamo un volume di Fabrizio Fratus, forsennato sostenitore del creazionismo contro l’inganno darwiniano, uno sul sindacalista interventista amico di Mussolini Corridoni, e poi gli atti di un convegno sul “problema americano” con interventi di de Benoist e Marcello Foa e così via. Ma anche in questo caso il nome di Proudhon è solo uno specchietto per le allodole: il Circle Proudhon è stato infatti un club politico nato a Parigi all’inizio degli anni Dieci del Novecento con l’obiettivo di far incontrare il nazionalismo degli anti dreyfusardi, in particolare del monarchico Charles Maurras, con il sindacalismo di George Sorel. Il minimo comune denominatore: l’obiettivo di abbattere la democrazia parlamentare.
Entrambi intervengono spesso e volentieri a conferenze e incontri promossi da gruppi giovanili della destra giovanile e studentesca dell’area di Fratelli d’Italia, ma anche di CasaPound.
Dal sodalizio tra i due nel 2016 nasce ufficialmente Gog, la casa editrice di cui Vitello è a capo. Sfogliando il catalogo si capisce come questo sia lo specchio delle loro attività di conferenzieri e dei tentativi di mimetismo politico. Pubblicano Malcom X, ma anche Pierre Drieu de La Rochelle, collaborazionista nazista. C’è il giornalista protagonista della nuova destra italiana Stenio Solinas, ma anche il sinistro Alberto Negri. C’è poi l’accelerazionismo di destra del filosofo Nick Land, di cui pubblicano un testo che è diventato uno dei riferimenti dell’alt right, impregnato di razzismo biologico ed eugenetica.
Spiccano poi due libri che sono dei punti di riferimento del pensiero radicale: Introduzione alla guerra civile del collettivo Tiqqun e La rivoluzione della vita quotidiana di Raul Vaneigem. Se possiamo dire per certo che i reduci dell’esperienza di Tiqqun non sapessero nulla della pubblicazione (il testo è liberamente traducibile e riproducibile), non sappiamo se lo stesso valga per uno dei pamphlet più longevi del Situazionismo e del Sessantotto (anche questo liberamente traducibile e pubblicabile). C’è poi un libro contro l’ideologia woke che ha fatto abbastanza parlare di sé, e un libro sulla storia dei CCCP. E ancora il Libro Verde di Muhammar Gheddafi, e poi Marinetti ma anche Orwell e visto che la provocazione è il loro campo poteva mancare di ripescare uno dei primi libri di Eduard Limonov?
Il 2017 è l’anno di Festival letterario Libropolis di Pietrasanta (Lucca), dove Gog e L’Intellettuale Dissidente chiamano a raccolta case editrici come Altaforte (CasaPound), Passaggio al Bosco (Casaggì), Ferrogallico, Arianna Editrice. Anche qua sovranisti di destra e sinistra vanno a braccetto, si parla del woke e della cancel culture, si lanciano strali contro il pensiero unico e tutto il resto.
Nel 2022 le cose cambiano ancora. L’Intellettuale Dissidente chiude i battenti, nasce il gruppo editoriale Magog, la creatura di Caputo che ne è fondatore e presidente del Cda. Oggi ne fanno parte quattro riviste: Dissipatio (legata direttamente a Caputo, si parla soprattutto di politica e di geopolitica, oltre che a pubblicare pezzi che esaltano Alessandro Giuli e il coacervo di potere che si muove attorno alla fondazione di Leonardo), Pangea (“Rivista pirata di cultura e idee” con una grafica e contenuti più ordinari), Blast (accellerazionismo di destra un tanto al chilo, meme, colori fluo, Musk, Yarvin, Mile, tutto scopiazzato male da NOT) e Contrasti (rivista di sport e cultura, decisamente a destra). E anche il marchio Libropolis viene assorbito dalla nuova azienda, ripulendosi nelle ultime edizioni dagli editori più chiaramente neofascisti, collocandosi in un’area di dialogo con il sovranismo di sinistra e il conservatorismo di Fratelli d’Italia. Gog e Magog proseguono le loro strade in maniera parallela.
Tra tutti i prodotti editoriali di Magog, il più significativo è senza dubbio Dissipatio, che in questi anni ha costruito una community di lettori significativa. La creatura di Caputo si muove in un format narrativo che è quello di svelare quello che non si vede. Entrando nel “Nucleo operativo” si ha accesso a diversi livelli di sostegno con relativi prodotti (Agente 122 euro, Sabotatore 244 euro, Eminenza 610 euro). Gli articoli trattano per lo più di esteri e geopolitica, il taglio è quello narrativo (pochi numeri, nessuna notizia originale, l’insistenza sui livelli di potere), e propone una linea politica conservatrice ma moderna, decisamente meno urlata dei tempi dell’Intellettuale Dissidente.
Anche Gog ha due riviste (altre due!) della casa editrice, che sono Il Bestiario “la rivista muscolare, scomoda e umorale di Gog Edizioni” (molto merch e branding, poco contenuto), e Il Nemico. Ed è su quest’ultima che vogliamo ora concentrarci.
Il Nemico è content da vendere a gente di estrema sinistra che ci casca con tutte le scarpe e abbocca, perché si sente dire quello che si aspetta. Ovviamente dietro il packaging e gli slogan incendiari (ovviamente staccati da qualsiasi materialità di una piazza o un conflitto incarnato) ci sono le solite cose: il woke, la cancel culture, Musk è un genio, la violenza rigeneratrice contro la borghesia decrepita e così via. Niente di nuovo, niente di vero, tolti i mille incarti della confezione dentro non rimane più nulla. Ma intanto continuano a fare i like, a vendere magari qualcosa, a raccogliere mail e così via. Perché si sono mimetizzati benissimo.
Ma prima di andare avanti passo la parola a Valerio Mattioli (editor di NERO), che condivide con me una certa sottile idiosincrasia per il sopracitato progetto editoriale:
Tutta quella roba che gira attorno a Gog/L’intellettuale dissidente, le varie Il Nemico, Blast, insomma quella roba lì, sarebbe un caso grottesco se non fosse anche un pizzico drammatico - nel suo piccolo o meglio piccolissimo, si intende. Da una parte, è un esempio (l’ennesimo) del complesso di inferiorità della destra che prova a cavalcare gli immaginari della parte opposta per, boh, buttarla in caciara. Dall’altra, trovo sinceramente sconfortante l’attenzione che a questi soggetti qui, questi figli di papà cresciuti (male) a Marinetti Papini & Pound (e adesso Nick Land, che culo) viene data da non poche frange del cosiddetto “aspirazionismo culturale” (definizione mia, ok). Lo dico in particolar modo con riferimento a quei soggetti che su quelle riviste ci scrivono senza minimamente porsi il problema di chi ci sia dietro e di quale sia il loro programma politico-culturale. Sul serio il tuo ego è così grande da convincerti che i tuoi pensieri, i tuoi scritti, qualsiasi stronzata ti passi per la testa, valga “in quanto tale” e che quindi non importa chi sia a pubblicarla, basta che abbia una grafica sufficientemente edgy? Sul serio trovi “provocatorie” le tirate contro i soliti bersagli, fatte da gente il cui massimo di “provocazione” è stata la scoperta a tipo trent’anni dei CCCP? Allora ti meriti Giovanni Lindo Ferretti, e sai che ti dico: tienitelo pure, a me d’altronde i CCCP hanno sempre fatto cagare.
Il Nemico è pensata per un pubblico esplicitamente di estrema sinistra e molto militante, da cui mutua linguaggio ed estetica. Lo dimostra il numero di amici in comune che ho su Instagram con la loro pagina, e quanti like e condivisioni vedo arrivare da lì. Non solo: viene assunto un punto di vista così interno a quel mondo da fare fortuna con caroselli violentissimi che prendono di mira alcune figure divisive a sinistra con interviste impossibili (anche se in modo molto diverso tra loro: Francesco Costa, Cecilia Sala, Christian Raimo, la rivista Scomodo e il suo fondatore Tommaso Salaroli, Elio Germano). Assumendo il punto di vista etico del duro e puro, in realtà quello che si ottiene è delegittimare l’intero universo che si riferisce in modo molto vago alla sinistra.
Inutile dire che tutto quello che viene pubblicato su Il Nemico non ha nessun contatto neanche vago con una rivolta reale. Curioso poi che quando Gog produce un contenuto editoriale (un podcast per la precisione, Borghesia violenta, con Emons e Open di Mentana come partner), che parla di conflittualità sociale, lo fa riducendo la storia della lotta armata in Italia alla storia di singoli personaggi in vista per i loro cognomi. I movimenti di massa, quanto l’estensione dei fenomeni trattati, viene nascosta dietro il supposto nichilismo, la violenza irrazionale, una narrazione del sangue per il sangue. Un modo di raccontare la storia degli anni Settanta italiani molto simile a quella dello Stato. Una narrativa che ricalca la vulgata per cui i Settanta e la lotta armata sono stati un fenomeno "di buona famiglia", in cui due parti praticamente speculari si sfidavano mentre il paese che lavorava rimaneva scioccato. La destra raccontata è una destra "eroica", forse esoterico e apocalittica ma coerente. Affascinante. Perfettamente coerente con l'idea di se che danno i Nar solo con qualche accento pulp. La sinistra? Figli di papà che giocano alla rivoluzione, ovvio.
E tutti quei proclami incendiari scritti sul Nemico? E Tiqqun e i testi del Situazionismo e Malcolm X reclamizzati con cura al fianco di quei proclami? Miracoli di Gog che contiene in sé tutte le contraddizioni, l’importante è vendere un contenuto.
Ultimamente Gog si è lanciata non solo nell’apertura di Vertice, ma anche di Navona Films con l’idea di buttarsi nel mondo della produzione e della distribuzione cinematografica. Unica opera all’attivo: Non credo in niente di Alessandro Marzullo. Anche in questo caso, come nel caso di Santomanifesto, la politica letteralmente non c’entra niente. Visto che con l’editoria va così, meglio provare a fare qualcosa di altro.
Ma torniamo da dove eravamo partiti. Da Piazza dei Siculi, dall’Edicola Vertice. Qui potete trovare i libri di Gog in vendita, eventi con presentazioni e talk. Per darsi un tono da vecchio quartiere rosso e chiudere l’operazione di rebranding dell’edicola (che non vende giornali), le prime pagine incorniciate de l’Unità e di Paese Sera. L’apertura è stata pubblicizzata con un post condiviso su Instagram da Santomanifesto e Vertice e il pubblico che si presenta è quello che ci si può aspettare: un vernissage di ex giovanissimi di Roma Centro, che non hanno troppa voglia di lavorare e allora non sono andati a Milano.
Non ne sto facendo una questione di classe, ma forse un po’ sì, anche. Perché ora dobbiamo capire come tutto questo si tenga insieme. L’accelerazionismo di destra con gli i poster che ironizzano sullo slang della lingua dei creativi delle agenzie. Come fanno a stare insieme gli strali contro gli intellettuali di sinistra, il turismo di massa e il pensiero unico del Nemico, con gli aperitivi di Vertice. Come fanno ad avere la stessa partita iva e lo stesso indirizzo legale giovani liberal solari, che cercano nuove “collab” e mettono su associazioni per giuste cause e hanno sempre piano editoriale di pubblicazioni Instagram irresistibile, con gli ombrosi aspiranti intellettuali che non possono fare a meno di citare Prezzolini?
La mia risposta è che l’universo editoriale di Gog e Magog non è solo un’operazione di mimetismo, come abbiamo capito, ma è un sintomo della crisi culturale della nostra borghesia. Che non solo non ha un progetto pedagogico, che so “per il paese”, ma è interessata solo ad acquistare e consumare contenuti ben impacchettati. Nicchie di mercato ben targhettizzate e diversificate che Vitelli e Caputo hanno saputo intercettare, prima insieme poi con i loro progetti paralleli. Della coerenza, del progetto culturale che vi sottende, nessuno più o meno si preoccupa. E allora va bene tutto, basta che sembri funzionare.
A Edicola Vertice il 4 maggio si è tenuto l’evento “Donne Vertice”, descritto così: “Parleremo di cultura e arte attraverso l’importante contributo di queste donne meravigliose!”. Una patina di femminismo e empowerment femminile per dire che “le donne spaccano!”. Solo qualche mese fa l’azionista di maggioranza di Gog e in quanto tale socio di Vertice, scriveva in un editoriale intitolato Nuovo Cinema Patriarcato (su Il Nemico) che il patriarcato è un ricordo del passato, e che i femminicidi sono frutto di orrori singolari e tutti diversi, chiarendo che “questi effetti collaterali sono strumentalizzati da un’élite femminista che si sta costituendo come nuovo ceto egemone. Appropriandosi delle tragedie mediaticamente più rilevanti, trasforma la violenza senza codici in una narrazione funzionale alla sua corporazione di interessi”. E direi che non ho niente da aggiungere.
Così un gruppo di conservatori ossessionati dal contestare la woke culture e l’egemonia culturale della sinistra fucsia, è riuscito a pagarsi i propri editoriali vendendo poster fighetti, immaginati da ricchi progressisti e venduti a più o meno ricchi progressisti.
“un vernissage di ex giovanissimi di Roma Centro, che non hanno troppa voglia di lavorare e allora non sono andati a Milano.” gustosissimo
È pazzesco come la microstoria e la macrostoria d’Italia convergano su un punto fondamentale: i momenti in cui l’estrema destra ha davvero minacciato la tenuta culturale e politica del paese (1920/22, 1969/83, 2019/25) è caratterizzata da un’assimilazione dei linguaggi da sinistra e soprattutto da una debolissima classe borghese liberale, incerta, vacua.
Menomale che gli unici soldi che ho dato a GOG è per un poster di Battiato.