Benvenute e benvenuti all’uscita numero 64 di S’È DESTRA, la newsletter che ogni settimana racconta i protagonisti, le idee e le culture politiche delle destre in Italia e nel mondo. La scrivo io, Valerio Renzi, in collaborazione con Fandango Libri. È gratuita e tutte le puntate precedenti si possono leggere qua.
Oggi parliamo di Ursula Haverbeck, questa anziana signora che vedete in foto qua sopra venuta a mancare negli scorsi giorni, diventata in vita un’icona neonazista e notissima negazionista della Shoah.
Domenica vorrei inviare un’altra newsletter… chissà se ci riesco, intanto accontentiamoci di rispettare la scadenza settimanale.
Per la serie dove incontrarci dal vivo, il prossimo 6 dicembre alla Fondazione Lelio e Lisli Basso a Roma si tiene questa tavola rotonda organizzata dal Centro per la Riforma dello Stato, dedicata a un recente lavoro di Sergio Bologna dal titolo Alcune note sulla questione dei ceti medi e dell'estremismo di destra in Italia dal dopoguerra a oggi.
In ogni caso non perdiamoci di vista, perlomeno qui su internet: la mia mail è valrenzi@gmail.com, ho un profilo su X e uno su Instagram.
Ora iniziamo!
Mercoledì 24 novembre è morta all’età di 96 anni Ursula Haverbeck. Nata nel 1928 era una delle più note negazioniste della Shoah in vita in Germania. Se i neonazi hanno già iniziato la sua santificazione con le prime immagini apparse su internet, qui vale la pena raccontare la sua storia non molto conosciuta in Italia.
Gran parte della sua vita Ursula la vive all’ombra e al fianco del marito Werner Georg Haverbeck. Nazista della prima ora, membro delle SA, poi dell’NSDAP, di cui per un anno fu a capo dell'Ufficio per la cultura e l'educazione filosofica della Gioventù Hitleriana. Non sarà un nazista considerato irreprensibile, e la sua carriera nel partito non riuscì mai a spiccare il volo. Heinrich Himmler nel 1938 lo escluse dalle SS con questo giudizio: “Ti libero dalle SS con effetto immediato perché non hai le qualità più primitive di disciplina e le competenze che devono sono richieste a un leader delle SS”.
Dopo la guerra con la moglie si stabilisce Vlotho, cittadina di meno di 20.000 residenti nella Renania Settentrionale-Vestfalia. Qui nel 1963 fonda il Collegium Humanum. Accademia per l'Ambiente e la Protezione della Vita, un’organizzazione che si occupa dell’istruzione per adulti che presiede. L’istituto si occupa soprattuto di tematiche ecologiste e ambientali. Prima aveva scelto di entrare nella Società Antroposofica e nel 1950 fu ordinato sacerdote, e in effetti per diversi anni si dedicherà soprattutto all’attività pastorale.
Per una lunga fase le convizioni politiche (e il passato) della coppia rimangono in secondo piano. Il centro studi si accredita e negli anni Settanta, quando il nucleare, la pace e le tematiche ambientali arrivano in primo piano, si trova a essere un inaspettato interlocutore anche di organizzazioni progressiste. Qui trovano spazi alcuni incontri preparatori per la nascita dei Grunen, e i seminari del Collegium attirano soprattutto seguaci dell’antroposofia o di religioni alternative che vanno diffondendosi, quadri sindacali di sinistra ed ecologisti. Nel 1975 riesce a unire diversi gruppi ecologisti nel Consiglio tedesco per la protezione dell'ambiente e della vita, che propugnava un’ecologia di stampo conservazionista.
Ma è proprio verso la fine del decennio che le cose cambiano e il Collegium viene animato anche dai nuovi gruppi dell’estrema destra. L’ondata anti immigrazione e l’affermarsi del fenomeno naziskin cambiano il paesaggio politico della Germania che si avvia verso la riunificazione. E Haverbeck comincia a dire quello che pensa. Nel 1981 firma il Manifesto di Heidelberg, in cui i professori universitari tedeschi mettono o in guardia contro “l’infiltrazione del popolo tedesco” e l’“infiltrazione straniera” della lingua, della cultura e della “nazionalità tedesca”. Ma è ancora lontano dall’estremismo, almeno nella sua attività pubblica, e nel 1982 quando nasce da una scissione moderata dei Verdi il Partito Democratico Ecologico, ne entra a far parte partecipando anche agli organismi dirigenti.
La svolta avviene nel 1985 quando pubblica un libro in cui presenta come esempio di “purezza razziale” il leggendario guerriero sassone Widukind. Segue un altro libro dedicato questa volta al fondatore dell’antroposofia Rudolf Steiner, presentato come un negazionista della Shoah e un criptonazista.
Quando il fondatore muore nel 1999 ormai il centro di Vlotho è già un punto di riferimento per il circuito neonazista tedesco. E dopo una vita nell’ombra del marito Ursula Haverback inizia a trovare una sua voce, ed è quella di una delle più accanite negazioniste della Shoah. Grazie al rapporto con l’avvocato neonazista Horst Mahler diventa vicedirettirce della "Società per la riabilitazione dei perseguitati per la confutazione dell'Olocausto", fondata proprio nell’anniversario della Notte dei Cristalli. L’associazione è un club internazionale di negazionisti e nel 2008 è stata messa fuori legge in Germania.
Nel 2004 arriva la prima condanna per negazionismo: 180 giorni di carcere commutati in una multa, per incitamento all'odio e negazione dell'Olocausto per quanto aveva scritto nella rivista dei soci del Collegium. Da qui le cause legali si moltiplicano, come le condanne, perché ogni volta che ne ha l’occasione Haverback lo ribadisce: l’Olocausto è una menzogna. Nel 2009 scrive a Charlotte Knobloch, presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, rea di aver chiesto una censura delle autorità sulle attività che si tengono nella struttura di retta dalla donna. La diretta interessata la inviterà a “tornare in Asia” senza “interferire negli affari interni tedeschi”.
L’ultima di una serie di condanne per la donna è arrivata pochi mesi prima della morte: nel giugno 2024 Haverbeck è stata giudicata colpevole il 26 giugno 2024 e condannata ad altri 16 mesi di carcere.
Questa vicenda abbastanza incredibile penso sia interessante per due motivi: nonostante la legislazione durissima in Germania contro chi nega la Shoah, Haverbeck l’ha sfidata (grazie anche alla sua età avanzata che gli ha risparmiato forse il carcere). Questa vecchietta con i modi affettati e il sorriso gentile, che offriva il té alle sue conferenze in una placida provincia borghese, contemporaneamente affermava che la Kristallnacht è stata “l’inizio della grande menzogna che la nostra associazione cercherà di abbattere finalmente: la menzogna di Auschwitz”. Haverbeck è stata l’idolo dei naziskin con bomber e teste rasate, e il punto di riferimento di un neonazismo dal volto pulito. La sua stessa immagine normalizzava l’estremismo demostrificandolo. La sua storia (e quella del marito) dimostrano poi come il suprematismo, il razzismo, l’antisemitismo, si sono spesso mimetizzati e diluiti in contenitori apparentemente distanti, come l’antroposofia, certe religiosità new age o l’ecologismo.
Ora che è morta la “nonnina” che negava l’Olocausto è già diventata un santino dell’estrema destra, e la sua immagine sta già venendo rappresentata come quella di una martire. Di questo processo sempre più in voga negli ambienti suprematisti ha parlato Leonardo Bianchi nella newsletter di Iconografie XXI.
Prendiamo ad esempio questo murales apparso subito dopo la morte e firmato dal partito neonazista tedesco Der III. Weg (La Terza Via):
La pagina Wikipedia di Ursula Haverbeck dopo la morte riportava un’immagine falsa, di una donna bionda e molto bella, in posa mentre fuma con una divisa simil-nazista, che è stata rimossa solo diversi giorni.
La foto in realtà circola dal 2015, e ritrae una cosplayer, Cecily Amanda Forrell, conosciuta come Prussics Imperatrix II, che si fa ritrarre con divise naziste e prussiane, bandiere con le svastiche e tutto ciò possa ricordare il. Invecchiata su un forum di Reddit come se fosse una foto d’epoca, ha cominciato a circolare con falsa attribuzione subito dopo la notizia della morte. Un altro esempio di come l’estrema destra provi a farne una martire, proponendone anche una versione sexy da giovane.
Diciamo che non me sentiremo la mancanza… purtroppo da morta sarà più efficace che da viva grazie al processo di santificazione delle estreme destre