Passato il 25 aprile, che Giorgia Meloni ha chiesto fosse “sobrio”, sperando che abbiate festeggiato seguendo il vostro cuore e non le indicazioni del governo, eccoci con una nuova uscita di S’È DESTRA, la numero 83. Questa newsletter racconta fatti e idee delle destra in Italia e nel mondo. La scrivo io, che sono Valerio Renzi, in collaborazione con Fandango Libri.
Oggi è il giorno dei funerali di Papa Francesco, e gli occhi sono già tutti puntati sul conclave. Tutti si chiedono chi sarà il nuovo pontefice, se la Chiesa svolterà a destra dopo una stagione di apertura e di attenzione alla questione sociale, o se proseguirà sulla strada di Bergoglio.
Ne ho parlato con Lucandrea Massaro, che è un giornalista che si occupa di Vaticano e affari religiosi, e cura una newsletter di cui sono fan (Sacro & Profano buttate un occhio).
Per non perderci di vista: la mia mail è valrenzi@gmail.com, ho un profilo su X e uno su Instagram, su Bluesky e Mastodon. S’È DESTRA è anche un canale Telegram per tutte le cose che non stanno in una newsletter settimanale.
Iniziamo!
Io mi occupo di destre e di culture di destra, che è anche l’oggetto di questa newsletter. Quindi vorrei partire da qua: per parlare della Chiesa Cattolica, delle sue dinamiche interne, le categorie di destra/sinistra o quelle di conservatori/moderati sono le più adeguate? Mi sembra che il dibattito dopo la morte di Bergoglio si muova solo su questa direttrice, mentre la voce degli addetti faticano a trovare spazio…
Assolutamente. Le categorie di destra e sinistra sono categorie solo politiche, e quindi inadeguate a cogliere la complessità della Chiesa. Ci sono tante sensibilità, che sono principalmente di natura teologica. Certo il background culturale dei papabili conta, così come il contesto di provenienza, perché parliamo di persone e di figure pubbliche. Queste sensibilità influenzano come si leggono gli eventi e come si interpreta il Vangelo, quindi come si applica la dottrina cattolica.
Ci sono differenze notevoli nella lettura del magistero e su dove dovrebbe andare la Chiesa per rimanere attuale, non nel senso mondano, ma per essere aderente alla generazione a cui deve parlare. Bisogna anche saper distinguere cosa sia di natura divina, e cosa invece sia un’interpretazione culturale rivedibile. Ad esempio, si discute molto sulla questione del presbiterio per le donne: è un fatto divino oppure frutto di un certo schema mentale?
Nel campo delle cose “rivedibili”, come hai detto te, dobbiamo però riconoscere che il pontificato di Ratzinger e quello di Francesco sono stati molto diversi. Solo questione di pubbliche relazioni?
Certo, però Benedetto XVI, per esempio, aveva dei “marxisti ratzingheriani” che, pur provenendo dal mondo del Partito Comunista, riconoscevano la sua critica al capitalismo. Lo stesso si può dire di Giovanni Paolo II, che, pur essendo stato un grande avversario del comunismo, non era un sostenitore del capitalismo. Quindi vediamo che l'asse destra-sinistra si sfuma molto quando parliamo di Chiesa.
Quindi anche i voti del conclave non vanno contati solo tra “progressisti” e conservatori?
Esatto. Prendiamo l'esempio dello scorso conclave: il cardinale Carlo Maria Martini, che è riconosciuto come progressista, ha votato per Ratzinger. E, guarda caso, lo stesso collegio elettorale, in gran parte nominato da Giovanni Paolo II, ha portato poi Francesco al soglio pontificio. È chiaro che ci sono altre categorie utilizzate dai cardinali quando fanno delle scelte.
Prendiamo la figura del cardinale Pizzaballa, molto discussa per la sua visibilità essendo vescovo di Betlemme, considerato un progressista, però ad esempio sostiene la messa in latino e dal punto di vista della dottrina, è piuttosto conservatore. Lui dove lo mettiamo?
Il punto è che la messa in latino non è necessariamente un marcatore conservatore. È diventato tale perché una parte della Chiesa ha deciso di farne un feticcio. La messa in latino è una questione di sensibilità; per molti potrebbe essere persino più bella. Tuttavia, non vi attribuirei particolare drammaticità se la Chiesa decidesse di tornare a essa.
Il problema è che questa interpretazione viene strumentalizzata da certe correnti all'interno della Chiesa, pensiamo al capo del partito anti Bergoglio, il cardinale Burke, o allo scomunicato Carlo Maria Viganò, che ne hanno fatto un simbolo identitario.
Vuoi dire che in una società segnata da una forte polarizzazione, come negli Stati Uniti, anche la chiesa è sottoposta a tale polarizzazione?
Proprio così. Il professor Massimo Faggioli, che ho intervistato per la mia newsletter qualche settimana fa, mi ha detto candidamente che a volto si sente “più in sintonia con i protestanti che con alcuni cattolici. Questo perché si sta assistendo a una politicizzazione della fede, tanto da parte della destra quanto della sinistra. Inoltre, alcuni repubblicani dichiarano "io sono un vero cattolico" e si allineano a pratiche come la messa in latino per differenziarsi dai democratici.
Il cristianesimo è portatore di un messaggio universale ed egualitario, il che ha generato una divaricazione tra larga parte del pensiero di destra e il cristianesimo. Vorrei chiederti del pontificato di Bergoglio e di come sia stato recepito dalla destra più o meno radicale, come una specie di cavallo di Troia di una nuova versione di socialismo
È difficile fornire una risposta unitaria. Notiamo sicuramente un pezzo di destra che, come un pezzo di sinistra, può sembrare in contrasto con la Chiesa. Se la sinistra è vista come atea, potremmo dire che una parte della destra adotta una visione neopagana. Questo fenomeno è presente anche in movimenti politici come Fratelli d'Italia, che spingono per un ritorno a una cultura identitaria forte.
D'altro canto, c'è una parte della Chiesa che considera il tema della proprietà come centrale nella sua identità. Tuttavia, questa visione è minoritaria, poiché la dottrina sociale cattolica, che risale a principi sviluppati già prima del Concilio Vaticano II, già dai tempi di Leone XIII che afferma i diritti degli operai e un uso dei beni privati per il bene comune.
In un mondo in cui ci sono movimenti economici e sociali che si sono spostati a destra, al punto che anche un Papa, pur non essendo socialista, viene percepito come tale solo perché si trova a difendere ideali di giustizia sociale in un contesto di crescente disuguaglianza. In un ambiente in cui si teorizza un ritorno al lavoro semi-schiavile, chi sostiene un'idea contraria viene visto come un nemico.
Quindi, ciò che stai dicendo è che l’ideologia conservatrice tende a respingere il messaggio cristiano proprio per questa sua inclinazione all’uguaglianza?
Senza dubbio, e senza dubbio una parte importante della destra politica ha investito molto nel rapporto con alcuni settori della chiesa, i più "retrivi" o "rigidi". Negli Stati Uniti, dove la polarizzazione è forte, ci sono chierici che si allineano a queste ideologie, finanziati in parte dalla destra economica, che preferisce focalizzarsi su temi come l'aborto e le questioni LGBTQ, piuttosto che su disuguaglianza sociale e sostenibilità ambientale. Questo porta alla creazione di una narrativa identitaria all'interno della Chiesa.
Per concludere, quali sono le implicazioni della sinodalità introdotta da Bergoglio? Un tema che mi sembra molto interessante e che è difficile da cogliere per chi lo legge dall’esterno…
La sinodalità è un concetto che invita la Chiesa a coinvolgere non solo i vertici, ma anche i laici, il Popolo di Dio, nel processo decisionale. Sebbene non si tratti di una democrazia in senso classico, implica che tutti i battezzati abbiano voce nelle questioni ecclesiali, e questo per esempio apre al protagonismo delle donne. Questo non significa negare l'autorità del Papa, ma piuttosto incorporare diverse voci nel processo decisionale, creando così un movimento di innovazione che sfida lo status quo. Bergoglio ha avuto il merito indubbio di aprire tanti processi nuovi dentro la chiesa cattolica per aggiornare la dottrina e l’interpretazione del Vangelo ai tempi contemporanei, processi che sono ancora aperti. È ancora presto per capirne l’esito: la chiesa è una macchina lenta, che ci mette molto tempo a cambiare e questa è anche una delle chiavi del suo "successo" come organizzazione, riflettere molto prima di prendere una strada nuova. Non è un caso che esiste da oltre 2.000 anni, un luogo comune che però racchiude molte verità. Ma se dovessi sintetizzare una delle riforme più importanti, sebbene non formalizzata in nessun documento, sia quella di aver aperto lo spazio pubblico ecclesiale al tema del dissenso (non alla polemica...).