Delmastro che vuole spezzare le reni a giudici e anarchici
Il sottosegretario alla Giustizia che non ama lacci e lacciuoli della prassi democratica, finendo così nei guai.
Bentrovate e bentrovati. Questa è l’uscita numero 28 di questa newsletter, realizzata in collaborazione con Fandango Libri, la casa editrice di Fascismo Mainstream, e dedicata al racconto dell’Italia la tempo del governo della destra destra.
(In questi giorni trovate Fandango a Più Libri più Liberi alla Nuvola a Roma allo stand B52).
Oggi torniamo a un genere che diverse lettrici e lettori di questo spazio hanno apprezzato: il ritratto. Tocca a Andrea Delmastro Delle Vedove, il sottosegretario che vuole “spezzare le reni” alla magistratura.
Andrea Delmastro delle Vedove è un figlio d’arte. Il papà - Sandro Delmastro Delle Vedove - è un avvocato e un politico, è stato parlamentare per due legislature di Alleanza Nazionale. Come il padre anche Delmastro figlio è avvocato e politico.
L’impegno a destra arriva prestissimo. A 16 anni è già segretario provinciale del Fronte della Gioventù a cavallo del passaggio ad Azione Giovani, dal Msi a An. Poi eccolo lanciato nella politica locale: nel 1995 è consigliere circoscrizionale a Biella, poi consigliere comunale e assessore sempre nella città piemontesa. E ancora in consiglio provinciale e poi di nuovo in comune e così via.
Diventa segretario provinciale di Alleanza Nazionale, e in questi anni manca due possibili poltrone, in consiglio regionale e poi in parlamento. Come tanti astri politici di questa legislatura provenienti dalla Generazione Atreju (ovvero quella cresciuta con la premier Meloni a partire da Azione Giovani), rimane un altro po’ a bollire nella politica locale tra gli anni Zero e gli anni Dieci.
Nel 2012 segue Meloni nel percorso di Fratelli d’Italia. E ancora una volta non viene eletto in parlamento nel 2013 (ma d’altronde i posti per la nuova fiamma sono davvero pochi). Nel 2018 finalmente il palcoscenico nazionale con l’elezione alla Camera, nel 2022 l’ingresso nella politica che conta con la nomina a sottosegretario alla Giustizia (fortemente voluta da Meloni di cui Delmastro è stato anche l’avvocato, feroce estensore di querele verso i giornalisti avversari).
Secondo i malevoli (ne ha scritto il quotidiano Domani) Delmastro sarebbe stato messo al fianco del Guardiasigilli Carlo Nordio per vigilare sull’azione dell’ex magistrato. Intanto come è arrivato a Grazia e Giustizia, si è fatto dare la delega alle Polizia Penitenziaria, storico bacino di consenso e preferenze per la destra italiana. Sul termine della scorsa legislatura il parlamentare meloniano si era contraddistinto per aver presentato un’interpellanza con la richiesta di premiare i secondini che si erano macchiati della macelleria all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, con il quale era stata sedata la rivolta nel momento più acuto della pandemia di Covid-19: Delmastro si chiedeva:
Se il ministro interpellato intenda sollecitare da parte del direttore generale dell’amministrazione penitenziaria il conferimento dell’encomio solenne al corpo di polizia penitenziaria in servizio presso l’istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere che, in operazione di particolare rischio, ha dimostrato di possedere, complessivamente, spiccate qualità professionali e non comune determinazione operativa.
Ricordate le immagini di quanto accaduto dentro Santa Maria Capua Vetere? Un rinfresco di memoria:
Passano pochi mesi dall’insediamento e subito Delmastro è chiamato a rintuzzare il ministro e a far emergere con chiarezza le posizioni di Fdi sulla giustizia. Quando Nordio ipotizza di limitare le intercettazioni, il sottosegretario interviene con un’intervista a La Stampa, spiegando che il ministro “s’è reso conto che le stesse identiche giustissime parole pronunciate dal Nordio giurista in un convegno sono accolte in maniera diversa se le dice il Nordio ministro in conferenza stampa. Fatalmente c’è una attenzione diversa”.
Delmastro non è solo molto stimato da Meloni, ma è anche l’amico del cuore di Giovanni Donzelli, uomo chiave della premier soprattutto nella gestione del partito. I due abitavano insieme in un piccolo appartamento a Rione Monti, preso in affitto per quando sono nella capitale per i lavori parlamentari. Coinquilini, amici, compagni di partito ne hanno combinata una davvero grossa, che ora ha messo nei guai Delmastro.
È il 31 gennaio 2023 e lo sciopero della fame dell’anarchico Alfredo Cospito al 41bis scuote il dibattito e l’opinione pubblico. È in questo contesto che Donzelli interviene in aula e attacca le opposizioni (in particolare i parlamentari dem Serracchiani, Verini, Lai e Orlando che si erano recati in carcere a incontrare Cospito), citando alcune conversazioni dell’anarchico intercettate mentre parla con altri detenuti al 41bis, in cui parla della lotta contro il regime carcerario a cui sono sottoposti. “Io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi", tuona Donzelli. Ma subito dopo l’interrogativo si fa largo: chi ha dato quelle conversazioni a Donzelli per farne un uso politico in aula? Ovvio: l’amico e coinquilino Delmastro che, ora è emerso negli atti d’indagine, si è impegnato non poco per avere accesso a quelle carte riservate, facendo pressioni ripetutamente per permettere al collega di partito di utilizzarle quel giorno in aula.
Ora il sottosegretario alla Giustizia è stato rinviato a giudizio nei giorni scorsi per rivelazione di segreto d’ufficio. Ma, nonostante ciò, ha deciso di rilanciare piuttosto che scegliere il basso profilo. figuriamoci dimettersi. Passa qualche ora e cita nientemeno che Benito Mussolini in un evento di partito: “La riforma del Consiglio superiore della magistratura, che preveda di “spezzare le reni” al correntismo cancerogeno che lede anche l’onorabilità della magistratura, fa sì che per evitare di assistere al triste spettacolo a cui abbiamo assistito nella lettura del libro di Palamara sia necessario in maniera radicale intervenire con meccanismi di sorteggio”.
“Affermai cinque anni fa: spezzeremo le reni al Negus. Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia in due o dodici mesi poco importa, la guerra è appena cominciata!”, l’originale discorso pronunciato dal Duce in piazza Venezia non ha portato molta fortuna, vedremo a Delmastro come andrà.
Dopo che l’esposizione politica e mediatica di Delmastro è aumentata, si è adoperato per ripulire i propri social da post, foto e citazioni imbarazzanti, ma non prima che il giornalista del quotidiano la Repubblica Paolo Berizzi, trovasse una foto che lo immortalava con la maglietta del gruppo nazi rock Gesta Bellica, che in una canzone intitolata “Il Capitano” inneggiano a Erik Priebke. Ma solo il 28 ottobre del 2011, celebrava l’anniversario della marcia su Roma:“M. il Mondo lo ha conosciuto e per esso ha conosciuto il mondo”. M. evidentemente è Mussolini. Il 22 ottobre 2010 pubblicava invece un omaggio a Leon Degrelle, collaborazionista belga e comandante delle Waffen SS: “Si è molto più pronti ad ascoltare gli istrioni che i messaggi dei cuori retti. Tuttavia i cuori puri vinceranno. Saranno soltanto gli idealisti a cambiare il mondo…”.
Una passione quella per il ventennio non sembra avere mai perso da quando, nel lontano 2002, allora dirigente di Azione Giovani, organizzava in un liceo una conferenza dal titolo “Mussolini uomo di pace”, ospite nientemeno che Guido Mussolini.