Benvenute e benvenuti alla puntata numero 56 di S’È DESTRA, la newsletter che ogni settimana racconta i protagonisti, le idee e le culture politiche delle destre.
La scrivo io, che sono Valerio Renzi, in collaborazione con Fandango Libri. Oggi parliamo di Meridiano Zero, formazione di estrema destra attiva a inizio degli anni Novanta, di cui si è parlato perché ci ha militato da studente Alessandro Giuli, il neoministro della Cultura.
Visto che è settembre, ed è tempo di buoni propositi, è ora di raccontare cosa bolle in pentola: con Fandango stiamo parlando di come far diventare un libro vero e proprio, il file che si trova sul desk del mio pc nominato come Le radici profonde. La destra italiana e la questione culturale. Uscita prevista: speriamo la prima metà del 2025!
Intanto la settimana prossima ci possiamo incontrare qui a Perugia:
Sabato 14 settembre invece sono alla festa nazionale di Alleanza Verdi Sinistra, in corso a Roma a Parco Ponte Nomentano ,con Vittorio Zincone e Eva Giovannini, per un dibattito intitolato Essere antifascisti oggi, è ancora attuale? Spoiler: sì, ma parliamo di come praticarlo questo antifascismo.
Interverrò a partire dal libretto che ho scritto per Momo Edizioni Essere Tempesta. Vita e morte di Giacomo Matteotti. È un libro pensato per ragazze e ragazzi ma va bene per tutte, lo trovate in libreria, negli store online e sul sito dell’editore.
Se volete presentarlo per scuole, centri educativi, librerie e quant’altro abbiamo pensato anche a un laboratorio e potete scrivere a valrenzi@gmail.com o a Momo.
Iniziamo!
Meridiano Zero è stata un’organizzazione neofascista attiva a Roma a inizio degli anni Novanta. Il nome del gruppo è apparso più volte sui giornali in relazione alla nomina di Alessandro Giuli al MIC, a seguito delle dimissioni di Gennaro Sangiuliano. La militanza di Giuli nel gruppo, negli anni in cui era studente al Liceo Tasso è un’informazione che si trova sulla sua pagina Wikipedia, da qui è finita in tutti i ritratti spesso con poca contezza della storia e della fisionomia di Meridiano Zero. Ho pensato allora di scriverne una breve storia trent’anni dopo lo scioglimento, perché credo che abbia dei tratti interessanti da presentare a chi segue questa newsletter.
L’8 settembre del 1991 nasce Meridiano Zero. La data, ovviamente. Non è casuale. La formazione raccoglie diversi nuclei del Fronte della Gioventù che hanno deciso di rompere con l’MSI. È scoppiata la guerra in Iraq e molti militanti della destra sociale sono decisamente scontenti della posizione del Movimento Sociale Italiano, che sostiene i bombardamenti americani. Mentre il partito va verso la normalizzazione nel quadro politico italiano e viene interrotta la breve segreteria di Pino Rauti, sulla scena politica si affacciano nuovi fenomeni di radicalismo di destra. I cosiddetti “naziskin” cominciano a far parlare di sé, nelle curve degli stadi si affermano gruppi ultras di estrema destra e la lotta all’immigrazione è spesso segnata da episodi di violenza. In particolare a Roma i primi anni Novanta sono costellati da una recrudescenza di violenza politica dei gruppi della destra, che coinvolge in particolare Movimento Politico Occidentale e le bande di neofascisti che gli gravitano attorno.
È forse sotto questa pressione e concorrenza che diversi gruppi lasciano il MSI alla Garbatella-Eur, a Ostia, al Nomentano, all’Appio Latino e in particolare alla sezione del Prenestino di via Muzio Attendolo, che diventerà il primo punto di riferimento del gruppo. Apriranno poi due altre sedi, a via Catania e in via Castelfidardo, a due pazzi da Piazza Indipendenza e dall’Università la Sapienza. Proprio all’università il 4 ottobre del 1991 Meridiano Zero ha il suo battesimo, dandosele di santa ragione con i collettivi della sinistra.
Così il 14 giugno del 1992, a meno di un anno dalla nascita del gruppo, Alessandra Baduel racconta sulle colonne dell’Unità il panorama dell’ultradestra romana, descrivendo così i riferimenti ideologici di Meridiano Zero:
Il 9 maggio hanno sfilato per la prima volta, dietro uno striscione con un nero cavaliere medievale. Lancia in resta, indicava una scritta “Contro la colonizzazione tecnocratica… Milizia, tradizione, rivoluzione”. La loro bibbia è il “Trattato del ribelle” di Ernst Jünger, scrittore tedesco nato nel 1895 e ancora vivente. Volontario nella prima guerra mondiale, ne scrisse idealizzandola come prova di coraggio e occasione di apertura di ignote dimensioni psichiche. Prima nazista, respinse poi il “bagno di popolo” di cui si macchiava ai suoi occhi Hitler Nei dizionari viene definito di ideologia aristocratica e nichilista. Ed in quel trattato apparso nel ’51 descrive il suo ribelle, che sfugge alla trappola del voto elettorale, al “regime” democratico e operaista, votato all’automatismo, per darsi alla macchia, formando un’elite di uomini d’azione che non appartengono più a niente e varcano il meridiano zero, camminando “nel bosco”, che è il “luogo del Verbo”. (…) In rigide file schierate, quel 9 maggio i ragazzi scandivano gli slogan dettati da un altoparlante, contro il mondialismo, l’egoismo, lo sfruttamento, l’usura, il parlamento da chiudere con “la lotta popolare”. E invocavano l’uscita dei camerati dalle galere. Su bandiere rosse e verdi, spiccava la “loro” runa, quella dell’albero della vita, algida simbolo di esorcismo per ottenere aiuto dal cielo contro il male. Come Movimento Politico, anche loro sembrano credere in una congiura internazionale: “Il vero comunismo - gridavano - è il nuovo ordine mondiale”. Poi si concentravano sul loro nemico principale, il “tecnocrate” che a Meridiano Zero piace in “galera o all’ospedale”. Contro di lui “né capitalismo né tecnocrazia: tecnoribellio ed aristocrazia”. (…) E spiegava uno di loro: “Le istituzioni sono in decomposizione e non ci interessa la lotta alla partitocrazia. La tecnocrazia determinerà nuovi scenari: l’economia domina la politica tramite la ricerca scientifica e noi siamo contro, perché la tecnica deve essere messa al servizio del popolo. Usando milizia e tradizione.
Nell’articolo dell’Unità si spiega l’ideologia del gruppo romano: recuperando la fraseologia di Junger, si metteva un vestivo nuovo al vecchio tradizionalismo evoliano. Più che un gruppo politico elitario però, Meridiano Zero nella sua breve vita sarà soprattutto un’aggregazione che riuscì a creare un’immaginario nuovo al radicalismo di destra (“tecnoribellione”), puntando sopratutto sul proselitismo nelle scuole. La vita del gruppo sarà segnata da un continuo di violenze: aggressioni, ordigni esplosivi attribuitigli, spedizioni fuori i licei “rossi”, incursioni contro gli avversari politici.
Ad esempio nel febbraio del 1993 viene arrestato un 21enne: è ritenuto responsabile di aver piazzato un ordigno artigianale all’ingresso di una sede del Partito dei Democratici di Sinistra a Montesacro. Le sedi dei partiti della sinistra in quei mesi sono più volte prese di mira: sono responsabili di raccogliere le firme per una petizione che chiede lo scioglimento delle sigle a cui fanno riferimento i “naziskin”. In macchina i carabinieri trovano quattro mazze da baseball con la sigla “MZ” e la runa del movimento. Nella notte tra il 26 e il 27 aprile del ‘92 c’era stata la risposta alle violenze dei due gruppi: due ordigni artigianali fanno esplodere le sedi di Movimento Politico e Meridiano Zero, rispettivamente a via Domodossola in via Muzio Attendolo.
Leggi: Altro che "Gramsci è vivo": Alessandro Giuli rottama il Gramsci di destra
Movimento Politico e Meridiano Zero sono i principali indiziati per aver affisso stelle di David gialle sui negozi di esercenti di religione ebraica nella zona del Quartiere Africano e non solo. Un’azione così esplicitamente antisemita e neonazista come forse non si era mai vista nel dopoguerra. I responsabili sono i militanti di Movimento Politico, ma capire quello che si muove in basso tra i gruppi di estrema destra è difficile, anche perché a volte i confini sono sfumati.
Qualche giorno dopo al Liceo Newton uno studente rifiuta un volantino del gruppo perché lo ritiene “razzista”. La risposta è un pestaggio. Ne nasce un dibattito sui media e nel mondo politico, sulla diffusione del razzismo e del successo dei nuovi gruppi di destra tra i giovani. La sede del gruppo viene perquisita. Di tutta risposta Meridiano Zero indice una conferenza stampa di fronte alla Camera in cui si difende, rifiutano l’etichetta di “fascisti” e di “razzisti”, parlano di un’associazione con solo 20 iscritti che si occupa di attività culturali e prendono le distanze da Movimento Politico. A parlare è il leader riconosciuto dei tecnoribelli, Rainaldo Graziani, figlio di Clemente Graziani già elemento di spicco di Ordine Nuovo. Fuori il “Centro giovanile ebraico” e i militanti antifascisti e antirazzisti protestano parlando di rapporti stabili tra MSI, Meridiano Zero e Movimento Politico.
Il crescendo di violenze che coinvolge Meridiano Zero e altri gruppi, se da una parte provoca la risposta dei militanti dell’area antagonista dei centri sociali, dall’altra mobilita la sinistra democratica e le forze istituzionale fino al varo della Legge Mancino che punisce le organizzazioni che ha “tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”, e stabilisce nuove aggravanti per i crimini dell’odio. Prima di arrivare allo scioglimento Meridiano Zero si autoscioglie nel 1993, il “centro studi” che ne segue con alcuni dei leader confluisce infine in Fiamma Tricolore di Pino Rauti.
La breve esperienza a cui ha partecipato anche il ministro Giuli è interessante prima di tutto perché nasce nell’ambiente della destra ufficiale, e in seconda battuta perché il primo serio tentativo di innovare linguaggio e immaginario della destra neofascista, rendendo appetibile un complesso di idee anti moderniste e piuttosto vecchie a giovani e giovanissimi.
È il luglio del 2023, e a seguito della nomina di Giuli ai vertici del MAXXI emerge la mai militanza giovanile del giornalista. Rainaldo Graziani allora scrive su Facebook smentendo tutto: “Salvate il soldato Giuli… è innocente. In qualità di fondatore e vertice di Meridiano Zero da sempre sono schierato sul fronte di ogni colpevolezza. Di ciò mi ritengo fortunato. Ma ahimè non ricordo il soldato Alessandro Giuli. Con preghiera di condivisione”. Poco più di un anno dopo invece Graziani fa marcia indietro e scrive di ricordarsi benissimo di Giuli, descritto oggi come un traditore dell’idea, ma anche come uno dei migliori quadri della sua generazione di militanti:
Alla faccia della tecnoribellione, degli Junger e di quel suo carteggio con Heidegger, dal quale nasce la formazione di base del Giuli pensiero. I complimenti anche a me stesso, che andavo a scortare Alessandro ( ...e gli altri giovani tecnoribelli all'uscita del Tasso) per difendere la sua splendida immaturità , a soli 16 17 anni, da chi gli imponeva con la forza una ' coatta maturità ' senile e la vera depravazione di questo tempo : l'eterno antifascismo costituzionale, che puzza di cadavere morto molto di più del reducismo sterile di Predappio. Credevamo di aiutare un pensiero radicale a crescere e strutturarsi. Abbiamo finito per regalare una classe dirigente colta, arguta, preparata, scaltra e ripulita al nostro peggiore Nemico Principale che non è mai stato il Comunismo che ci assassinava 'fuori, ma la liberal democrazia , che in tutte le sue variabili di sinistra e di destra, ci ha assassinato 'dentro'. Oltre questo maledetto 'limite epocale' , che mi fa rimpiangere i momenti più tragici e bui del '900 mi domando: come abbiamo potuto sbagliare fino a questo punto? Il problema è che Alessandro Giuli è tutto tranne che un decerebrato. Era tra i quadri migliori in termini culturali, una risorsa preziosa passata al Nemico. A scusate io sono vecchio, continuo ancora a parlare con il linguaggio corretto e non riadattato..
È affascinante notare come in tutte le sue sfaccettature culturali, la violenza sia sempre la casella d'azione a cui ritorna il fascismo. E non parlo solo delle mani, ma anche delle bocche, dei cervelli. La parola violenta, il pensiero violento.