Breve storia dell'Abruzzo come laboratorio della destra destra
Buon sabato a tutte e tutti.
Domani si vota in Abruzzo, e oggi dedichiamo la trentasettesima uscita di S’È DESTRA a un appuntamento elettorale particolarmente importante per la destra destra, che nella regione e nel suo capoluogo L’Aquila ha dato vita a un laboratorio di governo che ha inaugurato i successi che hanno portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.
S’È DESTRA, una newsletter settimanale in collaborazione con Fandango Libri, con cui ho dato alle stampe Fascismo Mainstream.
È il 2017 e nessuno si aspetta che Pierluigi Biondi diventasse sindaco. Outsider della politica, sindaco di un piccolo comune e di aperte simpatie fasciste, si avvicina a CasaPound nella fase di maggiore ascesa del movimento, più o meno per caso acchiappa una candidatura a primo cittadino de L’Aquila in una competizione che sembrava impossibile da vincere.
E invece le cose andranno diversamente. Il perché ce lo spiega Nella Avellani, che ho conosciuto quando lavorava a Radio Popolare Roma, e che oggi è il segretario del Partito Democratico nel capoluogo di regione, una delle energie nuove arrivate ai dem con il nuovo corso di Elly Schlein. A suo avviso Biondi vince soprattutto per le lacerazioni all’interno del campo del centrosinistra, si trova al posto giusto al momento giusto, la sua affermazione non è frutto di un particolare investimento da parte di Fratelli d’Italia. “Ci fu una spaccatura all’interno del centrosinistra, a delle primarie sanguinarie Pierpaolo Petrucci e Americo Di Benedetto, all’epoca tra i più promettenti politici locali, entrambi del Partito Democratico. - spiega - Una competizione che lasciò degli strascichi molto pesanti. Al primo turno delle elezioni comunali il centrosinistra sfiorò al primo turno la vittoria con il 47% dei voti, contro il 35% di Biondi. Al secondo turno pesarono proprio quelle lacerazioni interne e in tanti pensarono che era fatta. E invece, a sorpresa vinceva il candidato del centrodestra”.
Uno shock per la città. Se è vero che in particolare da dopo il terremoto la destra destra, ma anche l’estrema destra, hanno aumentato il loro radicamento in città, L’Aquila non ha mai avuto una forte tradizione legata ai partiti postfascisti. Se la vittoria di Biondi arriva per caso, subito Fratelli d’Italia investe su quello che è il primo sindaco del partito a governare in un capoluogo di provincia. E Biondi ricambia l’attenzione dandosi da fare e facendosi consigliare. D’altronde è uno degli ex giovani della Generazione Atreju, coetaneo di Giorgia Meloni fa appena in tempo a iscriversi al Fronte della Gioventù per poi entrare in Azione Giovani quando l’attuale premier ne è la leader.
Passano due anni e, nel 2019, Fratelli d’Italia si impunta con gli alleati per esprimere il candidato in Abruzzo. E qui già si vede un investimento di Meloni e del partito sulla regione, che si vuole trasformare in un laboratorio di governo per la destra destra. Il prescelto è un uomo vicinissimo alla premier, Marco Marsilio, catapultato dalla capitale in Abruzzo senza avere nessun rapporto con la regione e le questioni (anche complesse dal parco nazionale alla gestione del post terremoto e la ricostruzione) che la riguardano. E Marsilo vince, grazie a un super risultato della Lega che fa il 27,53% dei voti (contro il 6.49% di Fdi), e al Movimento 5 Stelle che conquista il 20% dei voti annichilendo il centrosinistra con il PD che si attesta poco sopra il dieci percento. Insomma il candidato di Fratelli d’Italia sembra affermarsi più per dinamiche nazionali che locali.
Ma ora Fratelli d’Italia è in grado di fare “sistema”, tra il governo dell’Aquila e quello della Regione. “L’Aquila e l’Abruzzo sono stati per Fratelli d’Italia una succursale di Roma, dalla capitale è arrivato il personale politico e il management con cui hanno proceduto a occupare tutti i gangli dell’amministrazione, a cominciare dal comune dell’Aquila. Nel giro di pochi anni hanno costruito delle clientele fortissime, non guardando in faccia a nessuno”, continua Avellani. Un meccanismo che si vede soprattutto nella Sanità, con la “nomina di manager che portano direttamene a Roma e a Fratelli d’Italia”. La fedeltà politica e l’amicizia, sarebbero stati di gran lunga preferiti per le nomine alle capacità. Vale per la sanità ma non solo.
Una modalità di esercitare il potere che avrebbe eroso consensi alla Lega sul territorio, non solo in virtù di dinamiche nazionali, ma anche per l’aggressività con cui Fratelli d’Italia ha esercitato quelle che ha ritenuto le proprie prerogative, considerando l’Abruzzo “cosa sua”. E i transfughi non si contano più: l’ultima è l’assessora alla Sanità Nicoletta Verì, passata armi e bagagli nel partito di Marsilio a poche settimane dalla fine del mandato, in cerca di una rielezione sicura.
Nel 2022 Pierluigi Biondi ha centrato la sua rielezione a sindaco. Domani per Marsilio sarà molto più dura vincere. La sua sconfitta sarebbe una pessima notizia soprattutto per Giorgia Meloni, che continua a fare i conti con una classe dirigente che sicuramente è fedele all’artefice del proprio successo, ma che appare inadeguata. Soprattutto alla prova del consenso.